La perfezione non è di questo mondo, dicono. Evidentemente neanche dell’altro, se la miniserie La Bibbia – di cui vedremo questa sera la terza puntata in prima serata su Rete 4 (qui le anticipazioni) – pare essere piena zeppa di imperfezioni che riguardano la vita di Gesù e dei personaggi che gli ruotano attorno.
La Bibbia: in sceneggiatura necessarie modifiche del testo sacro
Due sono stati i “detrattori” che hanno condannato il grande successo di History Channel: lo sceneggiatore Jonathan Merritt e il teologo Peter Enns, che hanno sottolineato molti punti in cui lo show e il testo originale della Bibbia non combaciano. Gli ideatori della miniserie, Roma Downey e Mark Burnett, avrebbero ammesso gli errori affermando però che erano voluti nonché necessari a spiegare una storia così lunga e complessa in sole dieci ore totali di montato.
Alcuni dei dubbi sollevati sembrano in effetti strumentali e, se di imprecisione si tratta, i colpevoli non sono tanto gli sceneggiatori dello show quanto il comune sentire: per esempio, per quanto nella Bibbia non venga mai specificato quanti sono i Magi, per tutti noi e anche per la miniserie sono tre; se il re Saul viene mostrato nell’atto dell’urinare piuttosto che in quello del defecare, è forse per una questione di “decenza” scenica. Ma l’elenco è lungo, vediamolo insieme.
La Bibbia: tutti gli errori segnalati dai critici
Lo show ha sposato il racconto popolare secondo il quale Maria, incinta, viaggiò a cavallo di un asino trascinato dal marito Giuseppe: in realtà, secondo il vangelo di Luca, avrebbero viaggiato in un caravan;
quando Abramo porta via il figlio Isacco per sacrificarlo, la madre Sara non c’è mentre nella miniserie viene mostrata la sua disperazione;
l’animale che prende il posto di Isacco in realtà è un ariete, non un agnello;
nello show Sansone è troppo presente quando in realtà è un personaggio minore;
quando i Babilonesi distruggono Gerusalemme, in tv Geremia riesce a sfuggire all’esercito invasore quando in realtà fu catturato, legato in catene, e poi rilasciato;
sempre durante l’assedio vengono catturati Daniele e i suoi tre connazionali, ma secondo il testo sacro furono deportati per più di un decennio dopo la distruzione di Gerusalemme;
Daniele viene gettato nella fossa dei leoni mentre Ciro è ancora al potere, mentre nella serie al potere c’è Dario;
Noè non avrebbe mai potuto raccontare la creazione così come fa nella fiction, visto che la Genesi fu scritta molto dopo il naufragio dell’arca;
Satana prende Gesù nel deserto, mentre tenta di saltare un dirupo, quando in realtà la cosa avviene nel pinnacolo del tempio;
in sceneggiatura Giovanni viene arrestato ed ucciso dagli uomini di Erode perché predica la parola del Messia ma non fu così, visto che Erode era un suo grande ammiratore e lo giustiziò solo su richiesta della moglie e della figliastra.
Un lavoro minuzioso, quello portato avanti dai critici, al quale si aggiungono anche altri appunti non prettamente legati alla Bibbia ma alla messa in scena: la presenza di inopportuni accenti inglesi e scozzesi nella versione originale ed una ancor più inopportuna somiglianza tra l’attore che interpreta Satana, Mohamen Mehdi Ouazanni, e il presidente Barack Obama. In ogni caso, non conta poi tanto: al pubblico sovrano, che ha trasformato questa miniserie in un evento, tutto ciò evidentemente interessa ben poco.