Corrado Augias torna in tv per raccontare gli uomini e le donne che hanno cambiato il mondo. Freud, Marx, Darwin, Santa Chiara, Borges, Leonardo, Beethoven: sono solo alcuni degli eccellenti personaggi approfonditi da Visionari, il nuovo programma che il giornalista condurrà su Rai3 a partire da oggi, lunedì 7 aprile. In seconda serata, Augias ripercorrerà in otto puntate le biografie di alcuni dei più grandi fondatori del pensiero, della scienza e dell’arte moderna, tracciando un parallelo tra passato e presente. Tra storia e attualità. Il suo sarà un programma volutamente aulico, culturale, come lo stesso presentatore ci ha spiegato in questa intervista. Per il giornalista 79enne si tratterà di un ritorno in onda non preventivato: nel settembre 2012, infatti, egli stesso aveva annunciato di voler lasciare la tv.
Poi che è successo?
Io volevo veramente non fare più tv, perché sono molto vecchio e ho tanti progetti altrove, però il direttore di Rai3 Andrea Vianello ha molto insistito. Mi ha detto testualmente: “mi serve un programma culturale, non sono molti quelli che lo possono fare” assieme ad altre frasi lusinghiere che non cito. Allora gli ho risposto: “va bene, facciamo questo programma culturale, ma a questo punto facciamolo alto, difficile, naturalmente con il linguaggio della tv pur senza risparmiarci nulla, tra teologia, filosofia, scienza, letteratura…” Tengo a sottolineare che il progetto l’ho preparato con tre persone in Rai, senza ricorrere a produttori esterni come ormai si fa normalmente.
Proprio sulle produzioni esterne il presidente della Vigilanza Rai, il grillino Roberto Fico, ha posizioni molto critiche. Concorderà con lui…
Certo che concordo. Oggi si danno in appalto addirittura delle interviste, cosa che francamente non si giustifica. Tanti anni fa, quando ho iniziato a fare i programmi in Rai, ci si sedeva attorno a un tavolo e si studiava un progetto. E’ vero che allora c’era un monopolio Rai, però insomma, si potrebbe cercare di farlo ancora…
Torniamo ai Visionari. La vostra ambizione di fare una tv alta riuscirà ad incontrare le esigenze del pubblico?
Questa è la sfida. Naturalmente noi non faremo delle conferenze, ma utilizzeremo un linguaggio televisivo con ospiti e filmati, anche valutando le ripercussioni dei nostri protagonisti sull’attualità. Perché se i visionari hanno cambiato il mondo, oggi di quei cambiamenti cosa è rimasto? In ogni puntata Ilvo Diamanti farà dei sondaggi apposta per noi, per rispondere ad alcuni interrogativi. Ad esempio: Marx ha fallito? Cosa ne pensano gli italiani? Rispetto alla teoria darwiniana, come si dividono i nostri concittadini tra creazionisti ed evoluzionisti? E’ un tentativo di coniugare il linguaggio televisivo con argomenti alti. Ci riusciremo? Ai posteri l’ardua sentenza.
Nell’attualità ci sono dei visionari?
Ci siamo posti questa domanda a lungo e, per esempio, qualcuno aveva proposto di fare Steve Jobs, che sicuramente è stato un visionario di prima grandezza. Ma ce ne sarebbero tanti altri. Noi però volevamo studiare quei visionari di cui si possono misurare le conseguenze, per questo ci siamo rivolti al passato. Non per nostalgia.
E nella politica italiana? Beppe Grillo può essere considerato un visionario?
Grillo? Ma per carità! Stiamo parlando di grandi personalità. Non mi tirare per la giacca.
Che giudizio ha maturato su Masterpiece, il talent show letterario di Rai3?
Sono incerto. L’idea è buona e mi pare abbia avuto anche un ascolto discreto. L’argomento è nobile e il programma ha un obiettivo ben preciso, quello di individuare e pubblicare delle cose nuove. La finale, forse, è passata un po’ sotto silenzio.
Come giudica la tv di oggi?
Devo dire la verità: io la televisione la guardo poco perché secondo me la concorrenza tra reti ha molto nuociuto alla qualità dei programmi. La concorrenza sui prodotti intellettuali, infatti, raramente gioca a favore della qualità. Anzi, direi proprio in genere che gioca a suo sfavore. La tv che si fa oggi quindi mi interessa poco.
Si discute spesso del ventennio berlusconiano in politica. Ma dal punto di vista culturale e televisivo, Berlusconi ha vinto o perso?
Ha vinto dal punto di vista imprenditoriale, perché Mediaset è un’azienda che si è affermata, anche con un portafoglio pubblicitario agevolato dal fatto che Berlusconi fosse Primo Ministro. Dal punto di vista culturale? Zero. Come del resto è accaduto in tutti i governi Berlusconi. Mediaset è una televisione d’intrattenimento, a volte gradevole a volte no, di divertimento leggero, scacciapensieri.
E secondo lei la tv non deve essere anche di intrattenimento?
Anche. Ma se è solo questo…
1. Roberspierre 2014 - Reborn ha scritto:
7 aprile 2014 alle 11:30