Luca Zingaretti e Luisa Ranieri sono i protagonisti de Il Giudice Meschino, la miniserie in due puntate in onda, questa sera e domani, 3 e 4 marzo 2014, in prima serata su Rai1. Per la coppia, sposatasi il 23 giugno 2012, si tratta di un nuovo lavoro insieme a distanza di 10 anni da Cefalonia, la fiction Rai sul cui set si conobbero per la prima volta. La miniserie, diretta da Carlo Carlei e prodotta da Fulvio e Paola Lucisano per Italian International Film, è tratta dall’omonimo e fortunato romanzo di Mimmo Gangemi, pubblicato nel 2009 da Einaudi.
Zingaretti interpreta il ruolo di Alberto Lenzi, un magistrato pigro e indolente, che intrattiene una relazione clandestina e a intermittenza con Marina Rossi, il cui volto è proprio quello della Ranieri. In Procura lavora anche il giudice Giacomo Fiesole (Andrea Tidona), che indaga sull’attentato a Giorgio Maremmi, un collega nonché miglior amico di Lenzi interpretato da Gioele Dix. L’omicidio dell’amico porterà Lenzi a rivalutare il suo lavoro, e ad indagare per scoprire la verità. Il maggiore sospettato dell’omicidio è il temuto don Mico Rota (Maurizio Marchetti) che, anche in prigione, muove le fila della sua organizzazione mafiosa.
Dopo il celebre Commissario Montalbano, Luca Zingaretti si trova dunque ad interpretare un nuovo personaggio nato dalla penna di uno scrittore. Se la miniserie dovesse trovare il consenso del pubblico non è escluso un seguito. Mimmo Gangemi ha, infatti, pubblicato lo scorso anno Il patto del Giudice, un secondo capitolo dedicato alle vicende pubbliche e private del magistrato.
Il Giudice Meschino – Foto
Il Giudice Meschino – Trama e Anticipazioni
Alberto Lenzi, Pubblico Ministero alla procura di Reggio Calabria, ha una brutta fama: pigro, indolente, troppo amante della vita per perdere tempo col lavoro. Separato dalla moglie, con un figlio di 8 anni, Enrico, che sente per lo più come un peso, ha una relazione clandestina con Marina, maresciallo dei carabinieri che lavora con lui. A sconvolgere la sua vita, un evento terribile: Giorgio Maremmi, collega magistrato e amico carissimo, viene ucciso in un agguato.
Per Alberto è un brusco risveglio: si rimbocca le maniche e si getta a capofitto nel lavoro. Il caso sembra, a prima vista, di facile soluzione: poche ore prima di cadere sotto i colpi del killer, Maremmi aveva pronunciato una violenta requisitoria contro Francesco Manto, un esponente di medio livello della ‘ndrangheta locale, che dopo la condanna lo aveva minacciato platealmente di morte. A eseguire quell’agghiacciante sentenza potrebbe essere stato il fratello di Manto, Antonio, da anni latitante. Per Giacomo Fiesole, pubblico ministero incaricato delle indagini, questa sembra essere la pista più probabile.
Alberto, però, non è dello stesso avviso: non condivide le teorie e i metodi di Fiesole con cui si è più volte scontrato in passato e insieme a Marina e all’ispettore Brighi va avanti per la sua strada. Ad aiutarlo, inaspettatamente, è don Mico Rota, anziano boss della vecchia ‘ndrangheta, che sta scontando una lunga detenzione. Don Mico ha scoperto che dietro quella vicenda c’é la mano di un boss emergente, che sta prendendo il suo posto al vertice della ‘ndrangheta locale: Pasquale Rezza. Gli interrogatori a Don Mico e la scoperta che Maremmi stava indagando segretamente su un traffico di rifiuti tossici portano Alberto ad avvicinarsi sempre più alla soluzione del caso. Ma la reazione della nuova ‘ndrangheta non tarda ad arrivare.