Agli italiani importa poco (o quasi). Ma in tv non si parla d’altro. La proposta di riforma della legge elettorale tiene banco nei talk show ormai a tutte le ore, soprattutto dopo l’intesa scattata tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Nei giorni scorsi, i due avrebbero trovato l’accordo su modello che introduce il premio di maggioranza dal 37% dei voti e fissa lo sbarramento al 4,5%. Favorevoli e contrari commentano le proposte sul tavolo, provando a immaginare i futuri scenari della politica.
Qualcosa si muove, ma è evidente che il processo di rinnovamento sia ancora agli inizi. Sistemata la legge elettorale, infatti, bisognerà fare i conti anche con un altro tema annoso e collaterale alla politica: quello della par condicio. Sì, perché le nuove regole avranno ripercussioni sulla gestione - anche mediatica – delle campagne elettorali: sarà una guerra all’ultimo (tele)voto. L’occupazione degli spazi televisivi tornerà d’attualità e, visti anche gli atteggiamenti maneschi degli giorni, voleranno ‘gomitate’ tra vecchie e nuove forze politiche. Alla faccia dell’equilibrio auspicato, passeremo dal confronto tra i punti vista a quello tra i punti di sutura.
Ironia a parte: l’attuale par condicio stabilisce che tutti i partiti abbiano uguale spazio sui media, indipendentemente dalla loro consistenza elettorale. Tuttavia, oltre a favorire – in linea teorica – le formazioni più piccole, questo criterio si è spesso rivelato di difficile applicazione ed ha anche generato situazioni paradossali. Nel 2010, ad esempio, il Cda e la Vilanza Rai fermarono la messa in onda dei talk show ad un mese dalle elezioni, mentre nel 2011 si tentò (senza esito) di equiparare i talk alle tribune politiche. Per non parlare di più recenti scaramucce sul minutaggio concesso a questo o quello schieramento.
Par condicio: va cambiata o abolita?
Si intuisce dunque l’importanza di ridiscutere la par condicio. Ma in che modo? Con un criterio proporzionale ai voti, con un ulteriore irrigidimento delle norme o al contrario con la loro abolizione? Nel suo editoriale odierno – dedicato a ben altro argomento – il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti lancia questa provocazione:
“…Ci vorrebbe uno sbarramento, oltre che in Parlamento, anche nei mass media: chi rappresenta meno di tre italiani su dieci ha diritto di apparire in tv ma nei programmi dell’accesso, a notte fonda“
Cogliamo lo stimolo come possibile inizio di una discussione più approfondita, convinti che l’argomento costituisca uno dei nodi da sciogliere in vista delle prossime consultazioni. A dare equilibrio al dibattito politico non basterà la riforma elettorale: ce ne accorgeremo presto, non appena il bilancino della par condicio tornerà a dare i numeri.
1. Marco89 ha scritto:
3 febbraio 2014 alle 12:15