Promossi
9 a Braccialetti Rossi. Il soggetto è di quelli forti, e in tempi in cui si cerca di caricare di emotività e pathos anche prodotti più cinici è curioso assistere al percorso inverso. Bisognerà vedere come e se la storia riuscirà ad appassionare nel tempo, ma per il momento la versione italiana di Polseres Vermelles è piaciuta all’audience e di sicuro ha il merito di portare elementi di innovazione nel paludato mondo della serialità targata Rai. Novità che riguardano anche l’esemplare strategia di promozione che ha accompagnato il lancio della fiction.
8 a Terence Hill. Prima grazie ai film con Bud Spencer, ora per merito di Don Matteo, Mario Girotti – domenica protagonista di un curioso sketch a Che Tempo Che Fa – è diventato un attore cult per più di una generazione riuscendo a reinventarsi. La critica storcerà il naso di fronte alle produzioni che l’hanno visto e lo vedono protagonista ma, dal canto suo, ciò che conta è l’apprezzamento popolare.
7 a Pericolo Verticale. Forse si esagera quando la voce di Luca Argentero cerca di enfatizzare e rendere sensazionali determinati racconti ma rispetto alle produzioni d’importazione dello stesso genere, questa dà una forte impressione di realtà. E poi il fatto che sia italiana, con tutti i limiti del low budget, è un punto a favore.
6 a Piersilvio Berlusconi. Il Vicepresidente Mediaset sbotta a ragione per i “programmi a luci rosse” targati Videonews. Peccato, però, che – da quel che si apprende – la lavata di capo sia arrivata quando il dado era già stato tratto. Era prevedibile, infatti, che prima o poi si superasse il limite.
Bocciati
5 alla nuova coppia di Colorado composta da Chiara Francini e Diego Abatantuono. A sentore, il nuovo duo del programma comico di Italia1 non sembra tra i più assortiti, soprattutto per quanto riguarda il comico d’origine pugliese, talmente esperto e maturo da non sembrare in perfetta sintonia con ciò che Colorado è diventata. Ci ricrederemo?
4 alla ventilata ondata di celebrity talent su Rai1. Tale e Quale Show, Ballando con le stelle, e ora La Pista e I can do That (senza contare Mission, La Terra dei Cuochi e il desaparecido Ritorno da me), la rete di Giancarlo Leone sembra non poter fare più a meno dei personaggi famosi. L’eccessivo ricorso a tale filone, oltre al rischio di danneggiare i cavalli di battaglia consolidati (creando altresì problemi di casting), rischia di appiattire la programmazione. I due nuovi arrivati, infatti, saranno con ogni probabilità lanciati a poche settimane di distanza l’uno dall’altro e rappresenteranno una parte importante dell’offerta di intrattenimento Rai.
3 alla “gag del dolore” di Nicola Savino a Quelli che Aspettano. Il conduttore della domenica di Rai2 inscena una caduta e per il dolore alla gamba lascia per qualche minuto il timone a Lillo e Greg. Ci sfugge la parte divertente.
2 a Striscia la Notizia che per parlare dei giornalisti tratti in inganno da una Wikipedia facilmente taroccabile, parla di esperimento di un blogger senza citarne il nome. Perchè? Aggiornamento – L’ufficio stampa del programma ci fa sapere che è stato lo stesso blogger a chiedere l’anonimato. Non c’è stato, dunque, nessun tentativo da parte dei media tradizionali di “delegittimare” la rete e il tg satirico non merita in questo caso la bocciatura.
1 alle scuse di Barbara d’Urso così come pronunciate all’Alfonso Signorini Show: “Se qualcosa ha dato fastidio noi chiediamo perdono, chiediamo scusa. Io ero un po’ al di fuori. Non avevo visto tutti i servizi perché non erano arrivati in tempo, ma mi piacerebbe anche che ogni tanto, oltre alle polemiche, si raccontassero anche storie come quella di Paola, che ha messo in vendita il suo rene per salvare il fidanzato in coma.” Tralasciando una sua affermazione pronunciata nella puntata incriminata che abbiamo riascoltato a Tv Talk (“Noi siamo qui fino all’una di notte al sabato a vedere tutti i servizi e ho visto dei servizi molto particolari), viene da ricordarle che una “presunta” buona azione non ne cancella una cattiva e che così come i giornalisti talvolta mettono in risalto quello che non funziona, i conduttori preferiscono parlare solo di quel che va (ad esempio festeggiando sui social gli ascolti di una sola parte di trasmissione).
1. sboy ha scritto:
28 gennaio 2014 alle 16:49