Una giornata fresca e tersa, una folla concitata e in preda all’euforia, un Presidente amato e cordiale e un cecchino in grado, in pochi attimi, di infrangere la felicità e la pace di uno dei mandati più forti della storia degli Stati Uniti. Era il 22 novembre 1963 quando il presidente John Fitzgerald Kennedy venne assassinato a Dallas, in Texas, e, a 50 anni di distanza da quel tragico evento, Rai3 decide di rendere omaggio alla sua memoria trasmettendo Parkland, la pellicola scritta e diretta da Peter Landesman e intrepretata, fra gli altri, da Zac Efron, Paul Giamatti e Tom Welling. Fin qui nulla da dire se non fosse che il film è stato presentato all’ultima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e mai distribuito nelle sale italiane, approdando direttamente sulla terza rete del Servizio Pubblico. Perché?
Quando a settembre mi sono cimentato nella visione di Parkland ne sono rimasto colpito, sia per l‘emozionante ed intensa storia inedita delle persone che hanno vissuto dietro le quinte uno degli avvenimenti più esaminati della storia e sia per il pathos narrativo trasmesso fin dai primissimi fotogrammi del film. La domanda che si pone è semplice e, per quanto i media si siano sforzati, nessuno è riuscito a rispondervi in maniera esaustiva. Cosa è successo immediatamente dopo il colpo in canna sparato in testa a Kennedy? Che cosa è successo al Parkland Hospital, la clinica in cui JFK è stato trasportato con urgenza e che, due giorni dopo, avrebbe ospitato anche il suo assassino morente? Raccontare una storia così drammatica servendosi del punto di vista di un gruppo di persone ignare e impreparate, dal capo dei Servizi Segreti di Dallas a un inconsapevole cameraman che cattura quello che sarebbe diventato il filmato più visto e analizzato della storia, si è dimostrato una mossa vincente e originale, riuscendo finalmente a rendere giustizia a un capitolo di storia mai del tutto archiviato.
Ma la domanda resta una. Perché RaiCinema sceglie di trasmettere un film così intenso immediatamente in tv senza passare dall’anticamera del grande schermo? Certo non ci saremmo certo aspettati che Parkland riuscisse a sfondare al botteghino, ma perché “spezzargli le gambe” in questa maniera? Come se non bastasse la messa in onda su Rai3 non ha goduto nemmeno di un battage pubblicitario adeguato.
Sappiamo che si tratta dell’anniversario della morte di Kennedy e sappiamo che per Rai3 l’anteprima assoluta è un vantaggio, ma l’idea di vedere un film così profondo e ben studiato sulla terza rete, senza che nessuno all’infuori dei partecipanti alla Mostra abbia avuto la benché minima possibilità di visionarlo, sembra un autogol. D’altronde, Landesman è riuscito ad offrire uno dei ritratti più belli di un evento tanto tragico: la fine di uno dei più grandi presidenti degli Stati Uniti raccontata da un punto di vista estramamente intimo e non convenzionale, quello umano.
[La programmazione speciale della tv italiana dedicata a Kennedy]
1. lele ha scritto:
22 novembre 2013 alle 20:06