17
novembre

IL BAMBINO CATTIVO: NELLA GIORNATA DELL’INFANZIA, PUPI AVATI RACCONTA LA SEPARAZIONE DI UNA COPPIA ATTRAVERSO GLI OCCHI DI UN FIGLIO

Il Bambino Cattivo

Mercoledì prossimo ricorre la Giornata Nazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, e per l’occasione Rai1 proporrà in prima visione alle 21.10, Il bambino cattivo, film tv diretto da Pupi Avati che torna così sul piccolo schermo a distanza di parecchi anni. La pellicola, sceneggiata dallo stesso Pupi insieme a Tommaso Avati e Claudio Piersanti, narra della separazione di una coppia di genitori, interpretati da Luigi Lo Cascio e Donatella Finocchiaro, vista dagli occhi del figlio Brando, un bambino di 11 anni, cui dà il volto il giovane attore Leonardo Della Bianca.

A 24 anni dalla storica firma della Convenzione sui diritti del fanciullo, avvenuta a New York nel 1989, il film tv rappresenta appieno il nuovo corso della fiction Rai voluto dal direttore Tinny Andreatta, decisa a puntare su tematiche sociali e di attualità. Lo stesso Avati nelle note di regia definisce il tv movie “un film necessario”.

“Ritengo Il bambino cattivo un film necessario che fissa in modo impietoso il bersaglio che ha davanti. Un film che non ha incertezze nel denunciare, come sempre più di frequente, che la vittima più esposta nella disgregazione delle unioni  matrimoniali sia proprio lui, quel figlio che non  certo  per  sua  responsabilità  è  condannato ad assistere da spettatore totalmente passivizzato allo sballottamento affettivo/istituzionale, al quale sarà sottoposto nell’autoassolversi dall’intero contesto che nel “relativismo morale” in cui viviamo si pone la sua felicità, la sua salute mentale, come ultimo dei problemi.”

Il film tv, prodotto dalla Duea Film di Antonio Avati, vede nel cast anche Pino Quartullo, Mariella Valentini, Patrizia Pellegrino, Chiara Sani ed Eleonora Sergio.

Il bambino cattivo – Foto

Il bambino cattivo – trama

Brando, ha 11 anni e una famiglia che sta per disgregarsi. I genitori, entrambi professori universitari, sono in conflitto da anni e lui sta nel mezzo: strumentalizzato come testimone di ciò che accade, tirato ora da una parte ora dall’altra; coinvolto nei litigi e nelle recriminazioni senza che abbia la forza per difendersi. Fino a essere definito “cattivo” da chi l’ha messo al mondo. “Cattivo” perché non parteggia, perché non sta al loro gioco. La madre, Flora, soffre di ricorrenti e gravi crisi depressive. Il padre, Michele, è affettivamente un uomo immaturo e assente. La situazione precipita quando Michele stringe una relazione con Lilletta, ragazza di cui era innamorato ai tempi della scuola.

A Brando viene chiesto di capire, di essere complice, anche se non ha gli strumenti per accettare e gestire quel tradimento. Flora neanche purtroppo: scoperto tutto, tenta il suicidio, dal quale non si riprenderà più. Per Brando inizia il periodo più difficile. All’inizio sta con la nonna paterna, molto affezionata al bambino ma non in grado di occuparsene. Poi il contatto con i nonni materni, che quasi non conoscono il nipote né hanno intenzione di farlo, anzi, lo usano soltanto come fonte per acquisire notizie contro Michele e la sua amante. Si arriva alla separazione dei genitori e per Brando si preannuncia un nuovo trauma: la dichiarazione d’abbandono e il conseguente trasferimento in una Casa Famiglia.

Il Giudice dei minori constata infatti che la madre non può prendersi cura del bambino perché ricoverata in clinica con danni irreversibili e che il padre ha rinunciato alla paternità perché succube di Lilletta, che assolutamente non vuole avere nulla a che fare con Brando. Michele prende questa decisione anche per evitare che suo figlio venga affidato ai nonni materni, che vivono in un’altra città e che quindi porterebbero lontano da lui Brando, ma per ottenere la loro rinuncia è costretto a presentare rinuncia a sua volta. Per Brando l’arrivo nella Casa Famiglia è scioccante perché privato di ogni punto di riferimento affettivo.

L’unica difesa che trova è rifugiarsi negli amati eroi del calcio e del wrestling, sue passioni. Ma non è sufficiente a reggere il cambiamento drastico della sua vita. Fugge di notte per andare in clinica dalla madre e una volta arrivato è lei a mandarlo via: lo considera complice del padre, quindi è un “bambino cattivo”. Brando capisce che sua madre non guarirà più e suo padre, preso dalla relazione con Lilletta e dal nuovo figlio in arrivo, si è praticamente dimenticato di lui. Brando è solo. Ha perso la sua famiglia d’origine. Ma nel corso degli anni ne troverà un’altra e proverà a essere di nuovo un bambino felice.

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