Per molte donne un paio di costose scarpe col tacco alto rappresenta l’Anello del potere per Frodo Baggins o la Pietra Filosofale per Harry Potter: l’obiettivo finale da dover conquistare ad ogni costo. Ed è da questo presupposto che Tacco 12!…si nasce decide di partire: dalla passione di tre giovani concorrenti per quei calzari così semplici, ma in grado di renderle persone migliori, con immani sofferenze ai piedi. A tenere le redini del programma è Cristina Chiabotto, che nonostante un cappello “dal Bronx con furore“, cerca in tutti i modi di condurci per mano in quell’universo meraviglioso che è la cabina armadio di Carrie Bradshow, dove un paio di Manolo Blahnik prendono il posto di un anello da sfoggiare al dito e persino di un marito da coccolare.
Di questo sono convinte anche Erica, Carol ed Eleonora che, dopo averci proposto i pezzi migliori delle loro collezioni, iniziano la gara che porterà una di loro a conquistare le scarpe che sceglieranno per affrontare la prova. Ad aiutarle nell’impresa, come annunzierebbe il buon Vogler, tre mentori cercano di fornire la propria esperienza per tentare di consegnare la medaglia d’oro alla propria protetta, anche se la scelta autonoma alla Shopping Night avrebbe sicuramente giovato.
E così, fra una hit di Lady Gaga e una di Britney Spears, si consuma la sfida fra tacchettii e lustrini in un mastodontico Tempio delle scarpe, rischiarato da un gioco di luci e ombre atto a rendere il luogo degno di un culto raffinato, quello dell’estetica e dell’eleganza nel vestire. Le concorrenti, da parte loro, assaggiano tutte le caramelle proposte dal droghiere, calzano i tacchi, allacciano fibbie e lottano contro il tempo per fare la scelta giusta. Da una dimensione asettica e lontana, simile alla postazione-regia di The Truman Show, la Chiabotto e le tre mentori commentano le scelte delle ragazze scegliendo di boicottare le note di colore e i dardi avvelenati tipici della condotta Miccio-Gozzi. Sarà stato prudente imprimere un taglio così “alto” a un programma del genere?La verità è che il ritmo, se non fosse per la colonna sonora e la buona fotografia, stenterebbe a decollare e si cristallizzerebbe intorno ai dubbi amletici di Erica, Carol ed Eleonora e alle omelie delle fashion stylist, non riservando particolari sorprese né una punta di sano divertimento. Real Time era riuscito a rendere la moda interessante e, a volte, goliardica, mentre La5 è riuscito a renderla ovattata e fredda, dove l’attrazione più spettacolare, oltre alle scarpe, rimane una: il sorriso della Chiabotto.
1. Stefania Stefanelli ha scritto:
12 novembre 2013 alle 11:30