Gran parte delle testate giornalistiche si dota di una figura che ha un compito preciso e di grande importanza: il titolista. Sul web è un po’ diverso, ma anche qui un articolo scritto benissimo avrà poche probabilità di essere letto se il titolo è poco accattivante mentre, se il titolo cattura l’interesse, anche un pezzo meno forte desterà attenzione. Quando poi al centro del discorso c’è un volto noto come quello di Fiorello, ogni cosa è già potenzialmente notizia e bisognerebbe andarci cauti.
Edicola Fiore e le parodie su Berlusconi
Lo showman siciliano, che resta uno dei personaggi di spicco della tv italiana anche se dalla tv manca da un bel po’, in queste ore sta facendo i conti con un articolo che lo riguarda e il cui titolo shock colpisce la sua immagine e attualizza un passato lontano di cui non ha neanche più senso parlare. Ma ripercorriamo i fatti.
Il 18 settembre 2013 Fiorello pubblica sul suo sito un video messaggio di Silvio Berlusconi doppiato da lui e il giorno dopo, durante l’Edicola Fiore, insieme ai suoi intona la parodia dell’inno di Forza Italia, immaginando goliardicamente come potrebbe diventare in occasione del rilancio del partito. La cosa non piace a Vittorio Feltri che, durante L’aria che tira a La7, si dice deluso dal comportamento di Fiorello visto che il primo filmato per lui era “volgare e meschino“. Poi, dalle colonne de il Giornale, dice che “quando Fiorello era schiavo della droga, pieno zeppo di cocaina, e rischiava di scomparire, nessuno di noi ha osato colpirlo alla schiena né al petto“.
Fiorello e il titolo fuorviante sul web
Fiorello dapprima la prende sul ridere, poi non commenta oltre, almeno fino a ieri. Quando, a distanza di quattro giorni, Libero.it titola in prima pagina: “Shock Fiorello: “Pieno zeppo di cocaina”. Come se fosse una cosa accaduta oggi, senza riferimenti alla polemica con Feltri o al contesto della frase, in qualche modo lasciando ai lettori il rischio di non approfondire e convincersi di una cosa che non è.
L’equivoco ha portato il diretto interessato a sfogarsi su Twitter e a segnalare l’accaduto ai suoi followers, il che ha riaperto la polemica e scaldato gli animi, aprendo uno scenario politico che non è il fulcro del problema. Fermo restando che non è una banale querelle a cambiare il senso di un personaggio che è tale come pochi altri, indipendentemente dalla bandiera e dai propri giudizi, bisognerebbe ricordare che l’abito non fa il monaco ma il titolo fa la notizia. E che distogliere l’attenzione dal discorso principale, invece di sottolinearlo lo banalizza.
1. Nina ha scritto:
24 settembre 2013 alle 14:44