Antonino Cannavacciuolo è nervoso nella nona puntata di Cucine da Incubo. Ma poteva andare peggio. Poteva essere donna e arrivare al ristorante Le Lanterne di Roma con i tacchi a spillo, affrontando la sfida con i sampietrini del centro della Capitale. In questo caso allo staff non sarebbe rimasta altra alternativa che cercare una via di fuga.
Il ristorante ha uno chef che si ispira alla filosofia della relatività. “Ognuno ha il palato suo“. Quindi, non è che se una cosa non piace a Cannavacciuolo vuol dire che non è buona. E potremmo essere pure d’accordo se non fosse stato lo chef di un ristorante che ha richiesto l’intervento del programma che salva i ristoranti dagli incubi. Supponiamo quindi che quello di Cannavacciuolo non sia l’unico palato a non aver gradito i piatti serviti.
Durante l’usuale prova menù in cui Antonino Cannavacciuolo assaggia i piatti del ristorante, troviamo lo chef stellato seduto al tavolo a braccia conserte con una faccia che spaventerebbe pure Gordon Ramsay. Secondo voi su sei piatti mandati dalla cucina, quanti Cannavacciuolo ne ha rimandati indietro? Sei, ovviamente. Lo chef però è “capa tosta” e decide di affrontarlo direttamente. E così coraggioso, oltre che testardo, gli serve direttamente lui l’orata agli agrumi. E Cannavacciuolo si arrabbia. All’orata non gli ha nemmeno messo un paio di stivali per aiutarla a camminare nell’olio.
Riuscirà Antonino Cannavacciuolo a far capire allo chef che quelli che lui reputa buoni piatti in realtà non lo sono? Che i paccheri hanno la consistenza della plastica, che la carne navigava nella panna e che il risotto per essere tale deve fare l’onda e non vale se la devi disegnare, altrimenti è riso con pesce? Noi gli auguriamo in bocca al lupo.
1. franco ha scritto:
5 giugno 2017 alle 15:38