28
maggio

BRAT CAMP: MANCA IL RACCONTO, MA C’E’ TANTA VOGLIA DI TRASH

Brat Camp

Brat Camp

Brat Camp, una missione difficile, affrontata con molta superficialità: aiutare otto ragazzi “particolari“, quattro maschi e quattro femmine. Il tutto sotto l’occhio vigile della telecamera del nuovo docu-reality partito ieri sera su Italia 2.

Anthony, Marco, Carmine e Nicolò appartengono alla categoria dei “belli e dannati”, mentre Roberta e Annamaria (l’una un po’ maschiaccio, l’altra dalla chioma rosso fuoco) si candidano ad essere le “femmine alternative” del gruppo, insieme a Valentina e Alexa. Ognuno ha una storia complessa: un padre mancato troppo presto o un amico scomparso. Dalla sindrome di Peter Pan all’elogio del nullafacente, a Brat Camp ci si ritrova – più o meno senza accorgersene – a contatto con la natura delle valli bergamasche.

Si presuppone che deprivare questi ragazzi dei loro oggetti e tenerli occupati in attività alternative e sane possa aiutarli a migliorare la propria vita. Abbandonare o insistere? Essere o non essere? E’ questo il dilemma, ma qui Shakepeare non parla e, al suo posto, assistiamo a vite solitarie e a disperati disagi. Anche quelli del programma e degli autori. Il reality conta i giorni che i protagonisti passano nel campo, ma del tempo “interiore” e di suspense non c’è traccia.

Il montaggio insipido (e a volte brusco e ripetitivo) ”brucia” storie altrimenti interessanti, se raccontate con dovizia, attenzione e “dall’interno”, soprattutto. C’è spazio per tanta discontinuità, ancor più quando le telecamere si accendono sulle risse e poco sui perché di questi mondi interiori. Le schede di presentazione dei protagonisti seguono un ordine non meglio precisato. Come appaiono superflui i commenti-cliché delle famiglie dei protagonisti. Si percepisce molto l’assenza di un conduttore che, in qualche modo, tiri le fila del discorso, faccia il punto della situazione o che, semplicemente, racconti.

Assistiamo per lo più a conflittualità tra i ragazzi e tra questi ultimi e i 4 coach:  l’educatrice Chiara Agosta – relegata a consigliera struccata e silente – insieme alla psicologa Susanna Imperatori quasi sparisce dal racconto. Le figure maschili Fabio Artese (capo scout) e Roberto Lorenzani – esperto di sopravvivenza – si fanno più evidenti nella prova della “perquisizione” che ha poco di extreme, onestamente. I ragazzi hanno dovuto liberarsi dai propri oggetti personali, dai propri accessori, liberi e pronti a buttarsi nella natura! Non senza qualche dissenso per la natura… del programma!

Brat Camp strizza l’occhio alle strutture televisive già viste a Wild e Mistero. Da quest’ultimo si è persino “rubata” la voce narrante, con risultati ancor più paranormali. Sembrerebbero esserci due diverse intenzioni all’interno del programma: da un lato la “voglia di trash” della macchina autoriale, dall’altra la volontà – più realistica e convincente, rappresentata dai coach – di “recuperare” questi ragazzi, consapevoli che sulle vite altrui è assolutamente vietato scherzare!

Chi aveva parlato di Brat Camp come della nascita di un nuovo filone “educational” su Italia 2 tornasse indietro a versare un barattolo di vernice nera su quel pensiero astruso!

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18 Commenti dei lettori »

1. Claudio ha scritto:

28 maggio 2013 alle 13:17

C’è sempre la voglia di impallinare i programmi nuovi e diversi con considerazioni che non stanno ne in cielo ne in terra scritte da dilettanti allo sbaraglio. Il produttore. Claudio Cavalli



2. Davide Maggio ha scritto:

28 maggio 2013 alle 13:24

Claudio: stupisce come il produttore sia sempre solerte nel contattare i ‘dilettanti allo sbaraglio’ quando c’è da pubblicizzare un nuovo prodotto e come, al tempo stesso, etichetti come considerazioni che non stanno nè in cielo nè in terra le riflessioni di un collaboratore. Chapeau!



3. Claudio ha scritto:

28 maggio 2013 alle 13:27

Scusa Davide, ma l’hai letto l’articolo?



4. Davide Maggio ha scritto:

28 maggio 2013 alle 13:28

Naturalmente.



5. teoz ha scritto:

28 maggio 2013 alle 14:02

beh non sono d’accordo con l’analisi.
Innanzitutto c’è da fare una premessa: i ragazzi stanno nel camp per 3 settimane: 21 giorni se ogni episodio narra 1 giorno vuol dire che è un reality e come ogni reality l’”inizio” parte sempre in sordina: bisogna conoscere i ragazzi ( nn ancora tutti presentati) e le loro storie… ho visto un grande potenziale nel programma, alcuni avvenimenti ti fanno supporre dipendenze e gravi disagi. Ovviamente ieri la serata serviva ad introdurre a far capire che ogni ragazzo ha un disagio e ci sono riusciti. Hanno forzato un pò sul litigio ma in fin dei conti quello è successo la prima notte…
L’unico dubbio che ho e su quale mission abbia il programma… in 3 settimane nn si curano dipendenze nemmeno disagi familiari profondi… spero e mi auguro ci sia una morale profonda che possa essere da stimolo allo spettatore che si immedesima: la soluzione non è brat camp ma la consapevolezza di aver problemi e cercare di affrontarli anche facendosi aiutare da psicologi.



6. Dasmix ha scritto:

28 maggio 2013 alle 14:12

Aridatece “Fratello maggiore” con il caro Clemclem! :D



7. Pippi ha scritto:

28 maggio 2013 alle 15:04

Potrei quotare parola per parola l’autore di questo pezzo.
Montaggio tra l’altro tra i più brutti che abbia mai visto.
Trash è una parola gentile per descrivere quello che si è visto fino adesso.
Oltretutto questa moda di portare in Italia realtà che non le sono proprie, come importare il fenomeno dei Brat Camps a stelle strisce e cucinarlo in salsa bergamasca, ha stufato oltre che essere in ritardo di anni.
I Brat Camps negli Stati Uniti sono tra le realtà più polemizzate e messe al bando negli ultimi anni. Oltre spesso ad essere sotto giudizio della magistratura.
Se vogliamo fare Trash, facciamolo con le cose di casa nostra, che ne abbiamo a valanghe.



8. Silvia ha scritto:

28 maggio 2013 alle 19:16

Ho letto questa pseudo-critica sul programma “Brat Camp” data da un vero critico trash e allo sbaraglio!

Il programma criticato ferocemente da Lei nel dettaglio con tanto di “educatrice struccata” (secondo Lei invece signor Maggio in alta montagna con la pioggia doveva presentarsi coi capelli da parrucchiere, tacchi a spillo e labbrone ammiccanti?) e che spariscono nel racconto…complimenti..in un’ora e mezza ha già capito l’evolversi del programma e lo sviluppo delle storie? E quando si fanno programma vuoti di contenuti fatti di tette e culi allo sbaraglio non va bene perchè diseducativi e vuoti e quando si indugia troppo sulle storie strappalacrime con la telecamera fissa su un disperato che piange non va bene perchè si fa pornografia dei sentimenti e quando si fa un programma educativo non va bene lo stesso perchè è stato già fatto all’estero cin modo migliore (esterofilia da quattro soldi per cui all’estero tutto è sempre più bello e fatto meglio rispetto all’Italia). Io qui di inadeguato vedo solo il suo “discorsetto da maestrina con la penna rossa” che sputa sentenze a destra e a manca. Io invece da brava ” telespettatrice ignorantella” ho apprezzato lo sforzo e mi piace vedere persone vere che si mettono in gioco e si mostrano per quello che sono, anche senza trucco e con gli scarponi da montagna!ciao!



9. Davide Maggio ha scritto:

28 maggio 2013 alle 19:24

Nella foga non ti sei nemmeno accorta che il pezzo non l’ho scritto io. Chi ti manda? ;-)



10. Silvia ha scritto:

28 maggio 2013 alle 19:26

Nella foga che non ho capito l’autore dovresti avere intuito che mi mando da sola…ma se preferisci che questa “critica” sia talmente bella e ben scritta che per forza mi deve mandare in missione qualcuno ok. A te non piace brat Camp a me non piace la tua critica. ciao!



11. Silvia ha scritto:

28 maggio 2013 alle 19:30

Nella foga ho scritto male …per critica “bella” ovviamente intenedevo la tua/ del tuo writer…ovvero se pensi che la vostra critica sia talmente ben scritta e veritiera al punto che una qualsiasi contestazione debba essere letta come “di parte” ti dico ok..se ti fa sentire meglio. A me vedere sputare sentenze e giudizi pesanti su un progamma per carità magari non perfetto ma cmq bello e di contenuto da molto fastidio.



12. Davide Maggio ha scritto:

28 maggio 2013 alle 19:41

Guarda che il discorso è al contrario. Se tu pensi che una critica debba essere per forza affine al tuo modo di vedere le cose, siamo su un binario sbagliato. E’ una critica e in quanto tale la puoi condividere o meno. Ma senza alzare i toni.



13. Raffaele Di Santo ha scritto:

28 maggio 2013 alle 21:01

Di solito non intervengo mai, per carattere, perché le polemiche e le parti non mi piacciono mai. Ognuno, molto serenamente, può esprimere i propri pensieri e ci sta tutto. Da tutte le parti, con tutti i modi che più sono congeniali e vicini alle persone che li usano. Anche quando questi finiscono per rappresentarci totalmente.

Riguardo al programma: c’è un passaggio nel pezzo che, più o meno artatamente, qualcuno ha dimenticato di leggere. O forse è proprio quello che sta facendo discutere: quando si dice che ci sarebbero (almeno questo appare) due intenzioni diverse “all’interno” del programma. A me sembra di aver “salvato” una delle due intenzioni e cioè il lato professionale ed interessante di Brat Camp: i coach e la loro expertise, su cui secondo me è utile puntare maggiormente.

Expertise che, pero’, a mio avviso…appare in controtendenza con il racconto che abbiamo visto ieri sera. Comunque…c’è qualcosa che non Quadrio…Sono arrivate anche a me, comunque, le critiche della produzione e non vi ho certo mangiato, ovviamente. Lieto di aver letto tutti voi :)



14. Ramzx ha scritto:

1 giugno 2013 alle 10:41

E dove sono i ragazzi disadattati? Io ho visto solo un branco di figli di papà viziati e piagnucolosi. Che programma ridicolo!



15. diego ha scritto:

3 giugno 2013 alle 02:30

una puttanata pazzesca!!!!
sono un educatore “professionale”…e sottolineo professionale, che lavora da molto con ragazzi patologici.
nella mia esperienza i problemi non risiedono mai solo i nei ragazzi, bensì anche nei genitori.
per tanto mi sembra un americanata vuota e leggera e comportamentista.

chi lavora sui genitori???

e…chi lavora sulla relazione tra genitori e figli???

come si può pensare che una persona risolva le sofferenze delle proprie radici estrapolato dal proprio contesto!?

alla Berlusconi,….guai un tatuaggio, si vede!!!
meglio sorridere elegante rubare di nascosto!!!

ps mi piacerebbe verificare il titolo di studio di questi educatori

complimenti vivissimi :D:D:D
educatore professinale diego
educativa territoriale minori e giovani adulti in tutela minori



16. Giovanni ha scritto:

3 giugno 2013 alle 02:57

Beh, per quello che ho visto, il programma potrebbe effettivamente peccare di un presentatore che appunto, faccia ogni tanto il sunto della situazione, ma questo è solo un parere essenzialmente personale. Non mi è piaciuto come è stata gestita la rissa sfiorata tra il ragazzo napoletano Carmine, che apparentemente, senza nessun motivo ha minacciato Antony o come si chiama. Mi ha dato molto più fastidio il comportamento da leader del rapper romanaccio e da padrone del mondo, andando contro quest’ ultimo che aveva tutte le ragioni del mondo ad incazzarsi contro quel cerebro leso napoletano, sciolto evidentemente da micropunte o LSD. Per tutti: le critiche esistono sempre, bisogna semplicemente saper accettarle, come mi è sembrato che l’ autore del programma abbia fatto. La sua risposta ci “stava” tutta. Comunque un programma interessante. Troppo presto per tirare conclusioni affrettate.



17. Fabio ha scritto:

12 settembre 2013 alle 01:00

Beh..che dire..oggi siamo al 12 settembre e tiriamo un attimo le somme: Brat Camp candidato al teleratto 2013 con uno share medio che non ha mai superato il 3.80% Per chi ne capisce non credo ci sia bisogno di aggiungere altro, per chi non ne capisce il tutto equivale a dire FLOP, fallimento.. Una trasmissione del genere avrebbe avuto senso soltanto se fatta in una vera comunità e non portando in campeggio 3 settimane 8 bamboccioni viziati. Pessimi gli educatori, guidati da un Roberto Lorenziani che tutto è tranne che un educatore e tanto meno un leader. Se i ragazzi avessero avuto dei validi supporti probabilmente oggi non sarebbero già tornati alla loro vita di sempre, come se niente fosse accaduto se non 3 settimane in campeggio



18. raffaele di santo ha scritto:

7 gennaio 2014 alle 03:19

Il tempo e i numeri fanno sempre ‘giustizia’…
Un saluto a Claudio Cavalli.
Ora aspettiamo anche i numeri di Mistero, da domenica.
Sono certo che a riscattare la bellissima pagina di pedagogia sociale proposta da Brat Camp ci penserà Clemente Russo a Mistero.

Ciao @davidemaggio! Un abbraccione a te, a Mattia e ai redattori!
Un po’ mi mancate! A presto!



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