Scatta questa sera – in prima serata su Rai 2 a partire dalle 21.05 – la messa in onda di Tutto Dante 2012, l’evento che ha visto la scorsa estate Roberto Benigni fare il pieno di consensi e spettatori in Piazza Santa Croce a Firenze. Spalmato in dodici appuntamenti tv, l’artista toscano ripercorre la Divina Commedia attraverso la lettura dei canti (dall’XI al XXII) dell’Inferno.
A cominciare da quello che, precisa Benigni, è il “meno amato dai critici del passato e non solo, uno dei canti più straordinari per me. Dante ci dirà, con la stessa perizia di uno scienziato, com’è fatto l’Inferno, ci parlerà della sua struttura topografica e morale (…) Parla della finanza, dell’usura, di quei farabutti che ci fregano oggi come ieri. Dante ci ha indicato una via di speranza, andando a scrutare i barlumi, le premonizioni e i tentennamenti dello spirito umano. È riuscito a dare a qualsiasi cosa del visibile e dell’invisibile un nome, a esprimere l’inesprimibile, a dare materia allo spirito. Ha usato lo stesso amore e lo stesso numero di parole per descrivere gli ordini angelici, il fondo del male e l’altezza del bene. A noi non resta che credergli perché lui esige di essere creduto, perché quel viaggio lo ha fatto davvero”.
Un Benigni, dunque, che si “accende” quando parla di Dante Alighieri. E una Rai 2 che spera di “riaccendersi”, dopo i fasti del recente passato (in realtà sembra trascorsa una vita) sotto la “gestione” Santoro e Ventura. “Quando ci si trova dinanzi alla bellezza e alla grandezza nasce in noi una irrefrenabile voglia di farne parte” spiega l’artista toscano a proposito della Divina Commedia. E il telespettatore, invece, avrà voglia di farne parte? Ai post… auditel l’ardua sentenza.
Tutto Dante 2012 è uno spettacolo organizzato da Lucio Presta con la produzione esecutiva di Arcobaleno Tre e prodotto dalla Melampo, e realizzato nella storica piazza fiorentina, capace di accogliere per l’occasione circa settantamila spettatori. Uno spettacolo anche (tele)visivo, immortalato da una spidercam che ha permesso di inquadrare Firenze da un’altezza di quarantadue metri.