28
febbraio

ALEXIA A DM: SBAGLIATO INSERIRE CHIARA NEI BIG A SANREMO. DEVE STARE ATTENTA A NON BRUCIARSI

Alexia

Uh la la là, I love you baby” è il ritornello che sentiamo ancora oggi nei revival delle discoteche ed è quello che ha consacrato Alexia al successo. La intervistiamo oggi, in occasione della sua partecipazione a I Migliori Anni di Carlo Conti, mamma di due bambine, con una maturità diversa, un’attenzione maggiore all’interpretazione, la voglia di confrontarsi con cose nuove, sempre però mantenendo la stessa grinta con cui abbiamo imparato a conoscerla nel corso della sua carriera.

Nella copertina del tuo primo disco avevi i capelli scuri e le treccine. Oggi, a distanza di 18 anni, ti ritroviamo con dei lunghissimi capelli biondi…

I capelli, adesso che ne ho molti meno, ho voluto farli crescere. E dopo i 40 anni ho voluto regalarmi questo biondo. Dopo le treccine ho portato sempre tagli corti molto sbarazzini e di tendenza, lunghi non erano gestibili e sembravo sempre troppo piccola.

Hai un aspetto più materno…

Si, sembro più una mamma. Una mamma battagliera, ma pur sempre mamma.

La tua carriera è decollata con un pezzo dance, genere ostico per le cantanti italiane. Tua vocazione o intuizione della casa discografica?

Assolutamente una mia volontà. Mi è sempre piaciuto cantare in inglese e studiare la lingua. Sono sempre stata esterofila. Era altresì un momento favorevole per la musica dance italiana nel mondo.

Sei autrice dei tuoi pezzi. E’ vero che quelli in italiano li scrivi in inglese per poi tradurli?

In passato sì, scrivevo subito in inglese, poi ho imparato che questa cosa era un po’ limitativa, perché poi quando dovevo affrontare il pezzo in italiano mi ritrovavo con una metrica difficile da rendere bella. Adesso parto dall’italiano sia per la metrica ma anche per profondità. In questo modo ho la possibilità di dire delle cose più vere, più mie, senza le sovrastrutture che purtroppo in passato ho dovuto utilizzare perché mi piaceva più vocalizzare che interpretare. Adesso invece preferisco interpretare una canzone, poi se c’è la possibilità si inserisce un vocalizzo.

Puoi scegliere una canzone da “rubare” a una tua collega, che canzone scegli?

Una canzone che mi piace da sempre è Ain’t Nobody di Chaka Khan, è una canzone degli anni 80. Una più recente che trovo abbia un arrangiamento incredibile e un’energia pazzesca è Heaven di Emeli Sandè.

Alle tue figlie dedicheresti Per te di Jovanotti o Angelo di Francesco Renga?

Forse Per te. Angelo è più impetuosa. Per te è più dolce e le mie figlie sono due bambine molto dolci.

Torniamo sul tuo look nel corso degli anni. Qual è la volta in cui ti sei guardata allo specchio e hai pensato che non avresti mai dovuto farlo?

Mi sono sempre piaciuti i miei tagli. Capitava più spesso che le persone che lavoravano con me non fossero d’accordo con i miei “colpi di testa”.  Poi forse ho un po’ subito queste trasformazioni, perché la gente faceva fatica a riconoscermi,  anche se io vivevo il mio anonimato molto bene. Solo dopo il parto della mia prima bambina non mi piacevo. Avevo taglio e colore anonimi, così ho deciso di fare un taglio corto e di diventare biondo platino.

A Sanremo hai stupito tutti cantando in italiano. In ‘Dimmi come’ eri super grintosa. Che ricordo hai di quell’edizione?

Bellissimo. Ero una perfetta outsider con tutto o forse niente da perdere, con delle carogne di critici che senza aver sentito il pezzo già davano per scontato che sarei andata a fare una ballatina, una canzoncina dance. Io invece ero convinta che il brano fosse forte e le persone che lo avevano ascoltato mi avevano rassicurata in questo senso. Quindi andai con una grande incoscienza e una grande carica. E fu un enorme divertimento oltre che una soddisfazione non da poco perché il giorno dopo le opinioni erano cambiate. Anche quelli che dicevano che ero la brutta copia di altre cantanti che dall’inglese erano passate all’italiano, si sono dovuti ricredere.

L’anno successivo hai rischiato e portato sul palco Per dire di no, una sonorità nuova e un pezzo difficile. E hai vinto.

Dopo l’anno che te la soffiano, quello successivo sembra scontata la vittoria. Sentivo una grandissima pressione. Dicevo a tutti di non darmi per favorita, però devo dire che è stato tutto molto intenso, l’orchestra mi aveva chiesto di suonare senza tracce. Spesso c’è l’ausilio di qualche traccia per i brani che si presentano a Sanremo, perché magari devono rispettare una determinata sonorità elettronica o c’è qualche groove da rispettare. Sono cose che non si possono fare con un’orchestra dal vivo. Per dire di no aveva la capacità di essere riprodotto utilizzando solo l’orchestra pazzesca che c’è a Sanremo e con i coristi, che erano “gasatissimi”. Poi quella canzone ha sancito – ma né io né lui  in quel momento lo sapevamo – l’amore tra me e mio marito. Ci siamo conosciuti poco dopo. Lui era un mio grande fan e ha apprezzato tantissimo questa canzone che, evidentemente, ha fatto scattare qualcosa.

Chi ti ha comunicato la vittoria?

Inizialmente me lo ha detto Red Ronnie. Poi  a cena vedo Giorgio Panariello che mi dice di andare a teatro. Alla fine incontro Sergio Cammariere che mi annuncia che avevamo vinto. Lui era terzo e Alex (Britti, ndr) secondo, ma io ancora non ci credevo, non mi fido del destino che fa degli scherzi beffardi. Così, solo quando Pippo Baudo ha pronunciato il mio nome mi è scoppiato qualcosa nel petto. Infatti ho iniziato a piangere, una sorta di liberazione per la tensione accumulate in tanti mesi.

Tutti bei ricordi quelli legati al Festival o c’è qualcosa da cancellare, qualche critica, qualche collega invidioso, qualche giornalista che non ti è sceso giù?

Giornalisti cattivi ci sono sempre, ma devono esserci perché comunque ti fanno venire la fame, la voglia di fare meglio. Poi se c’è un giornalista che non ti ama, non ti amerà mai. A me verrebbe voglia di dir loro di andare a cantare o di scrivere un brano. D’altronde mi rendo conto che nemmeno giudicare una canzone è facile. E’ un mestiere difficile. Noi, però, ci mettiamo la faccia e la passione. Nello specifico non c’è nessun episodio che cancellerei, perché Sanremo rimane sempre un’esperienza meravigliosa. E’ una kermesse importantissima, c’è sempre grande serietà e professionalità. Quindi, almeno per quanto mi riguarda, il bilancio è sempre stato positivo.

Nell’edizione di quest’anno chi ti incuriosiva di più?

Io adoro Raphael Gualazzi e poi Malika Ayane che trovo sia un’interprete strepitosa. Trovo forte Chiara anche se non ritengo giusto sia stata inserita nei Big. Sarebbe stato meglio si fosse presentata nei giovani. A Xfactor, la sua è stata una vittoria dettata dalla stragrande maggioranza del pubblico. Deve stare attenta a non bruciarsi.

Da qualche settimana sei nel cast de I migliori anni, cosa ti ha convinto a partecipare?

Si canta dal vivo, si cantano delle canzoni del passato e ho avuto la possibilità di mettermi in gioco con generi musicali che non ho mai affrontato prima e mi diverto a entrare e uscire da canzoni che una volta ritenevo non adatte alla mia vocalità. E’ poi stimolante confrontarsi con altri sette professionisti.

Se potessi farlo, con quale tuo collega uomo de I Migliori Anni andresti a cena?

Accetto l’invito di Povia.

Alessandra Amoroso e Giusy Ferreri ti chiedono entrambe di cantare Per dire di no. Chi delle due vorresti che la cantasse?

Alessandra ha “una canna” notevole, quindi scelgo lei.

‘A volte si a volte’, il tuo nuovo singolo, è un pezzo pieno di ritmo. Ci dobbiamo aspettare un ritorno al genere dance dal tuo nuovo album?

Anche. Nel nuovo album c’è un po’ di tutto. C’è quello che sono stata e quello che vorrei essere e spero di diventare. Quindi c’è tutto, anche il ritmo. Nella vita devi andare assolutamente a un buon ritmo. Il 9 di marzo canterò dal vivo il nuovo singolo

Tuo marito è nal campo della moda, ti è mai venuta voglia di darti al fashion?

Nella mia famiglia acquisita (il marito, Andrea, è nipote di Giorgio Armani, ndDM) c’è già molta gente che ha competenza nel campo della moda e ci sono molti pareri al riguardo. Io mi lascio volentieri fuori.

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4 Commenti dei lettori »

1. Matto ha scritto:

1 marzo 2013 alle 15:12

Bella intervista e mi trovo d’accordo su Chiara…



2. Morgana ha scritto:

1 marzo 2013 alle 16:37

Si chiama “rosicare”.
Solo i programmi per anziani con Conti puoi andare a fare, cara Alexia.



3. LucaZ ha scritto:

1 marzo 2013 alle 17:08

Quello che ha detto di Chiara è il pensiero di un po tutti. Sarà pure brava ma rimane una sconosciuta.



4. Liz ha scritto:

4 marzo 2013 alle 19:00

E allora? Gigliola Cinquetti, Bobby Solo, Caterina Caselli, Nada…tutti 16-18 sconosciuti messi in gara alla pari coi “cosidetti big”. Eppure hanno sfondato alla grande e se li sono mangiati!
Ormai in questo paese tutto è è diventato burocrazia… il guaio è che abbiamo finito per credere che debba essere così!



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