Stasera parte su Fox la seconda stagione, ma se credete che tutte le vostre domande troveranno risposte, vi sbagliate. Homeland-Caccia alla spia è stata già rinnovata per un terzo ciclo di episodi, quindi supponiamo che nuove verità e nuove menzogne tormenteranno i protagonisti e, inevitabilmente, lo spettatore, completamente catturato da una storia di terrorismo raccontata da una prospettiva originale. Eh si, Homeland è una di quelle serie che, dopo aver visto la prima puntata, uno pensa che gli autori nella sceneggiatura ci abbiano messo l’ingrediente segreto del Big Mac, quello che sviluppa una inspiegabile dipendenza.
La prima stagione ci ha preso talmente tanto che, a un certo punto, ci è venuto il dubbio che la spia che Carrie Mathison (Claire Danes) cercava in modo così ossessivo fossimo proprio noi. Ma poi, no. Passi essere tv addicted, ma terroristi per empatia con una serie tv sarebbe davvero troppo. E poi nessuno è venuto a prelevarci. Il titolo è esplicativo. C’è una spia. O meglio un soldato americano convertito in terrorista. Questo è quello che viene confidato all’agente Carrie Mathison nella prima puntata della prima stagione. Il confidente probabilmente non sapeva soffrisse di un disturbo bipolare, si imbottisse di psicofarmaci per tenerlo nascosto non all’oratorio non alla scuola di pilates ma bensì alla CIA e che avrebbe scatenato un’ossessione che al confronto quella di Carrie Bradshaw per le scarpe è un hobby.
Se la sua conversione alla religione musulmana non era una prova schiacciante, la bomba che si è messo addosso per farsi esplodere durante un evento politico e i flashback in cui lo abbiamo visto legare con Abu Nazir, terrorista, suo carceriere, e diventare maestro del figlioletto poi ucciso da un’esplosione causata da un missile americano ci hanno convinti che fosse proprio lui la cellula dormiente mandata negli Stati Uniti per colpirli al cuore. E passateci l’accoramento, ma ve lo avevamo detto che ci siamo proprio sentiti parte della serie.
Pur non vedendo i flashback, il collegamento tra Nicolas e Al-Qaeda, attraverso il nome del figlio di Abu Nazir, era riuscito a farlo anche Carrie. Peccato che lo ha fatto un secondo prima di essere sottoposta all’elettroshock. Che insomma la Cia prima o poi doveva beccarla… altrimenti quelli dell’FBI ci avrebbero fatto su un intero libro di barzellette. La seconda stagione ricomincia dopo uno stacco temporale di sei mesi. Il Medio Oriente è in subbuglio, Nicholas Brody è diventato membro del Congresso ed è candidato alla vice presidenza degli Stati Uniti, Saul Berenson messo al corrente da un’informatrice libanese che l’America è in pericolo chiede aiuto a Carrie che, sospesa dalla Cia, insegna inglese agli immigrati.
1. osservatore ha scritto:
30 gennaio 2013 alle 19:28