Riportare in auge il varietà in prima serata può sicuramente definirsi un gesto “eroico”, così come è stato “eroico” proporre due soubrette estranee alla tv sul piccolo schermo e un Cristiano Malgioglio, quarto componente a sorpresa del cast di Riusciranno i nostri eroi, senza il suo ciuffo mechato, ormai inossidabile marchio di fabbrica. Cosa non lo è stato? Una formula mal riuscita e ancorata a un repertorio stantio e prevedibile dall’aria del “già visto” e da un’ironia decisamente agè.
E’ iniziata così l’avventura di Max Giusti col suo One man show in prima serata su Rai1 che avrà potuto anche contare su ospiti di un certo calibro quali Sergio Castellitto ed Enrico Brignano, armato della sua satira politica e sociale, ma che ha dimenticato il fulcro base che il programma avrebbe dovuto sviscerare e portare avanti come baluardo della sua scaletta: l’italiano medio e la crisi del suo tempo. Non basta Simone Cristicchi a intonare “Buongiorno Italia“, non basta Max Giusti a cimentarsi nelle rassicuranti battute sui battibecchi fra le suocere e le nuore italiane, così come non basta l’ospitata delle campionesse olimpiche di scherma: serve una verve ironica e graffiante, servono testi più forti ed incisivi, più riferimenti all’attualità e, soprattutto, serve un conduttore più “padrone di casa” e meno “ospite fra gli ospiti”.
L’ingenuità della presenza scenica e del repertorio di Giusti si nota fin da subito, dai timidi passi di danza improvvisati con Donatella Finocchiaro sulle note di “Com’è bella la tv” alla gag nelle vesti di Don Matteo e quella improvvisata con Sergio Castellitto per assumere gli atteggiamenti e i connotati di un grande attore del nostro cinema. Giusti, malgrado si ritagli il ruolo di un presentatore silenzioso e umile che “ha ancora tanto da imparare”, brandisce pretese argute, come il riscatto di Malgioglio quale artista incompreso dello showbiz italiano o quella sicurezza e quella gestualità che sembra una brutta copia di Fiorello.
Le performance delle vallette, dal canto loro, convincono ma non entusiasmano, con intervalli recitativi deboli che hanno fatto prendere il sopravvento alla noia e all’ovvietà. Certo la mano esperta di una penna graffiante come il regista Giovanni Veronesi poteva seriamente essere impiegata con una rilevanza maggiore anziché puntare sulla consueta prudenza che il buon Giusti ormai porta avanti in ogni sua performance, dai pacchi di Affari Tuoi a un varietà in prima serata. La fotografia, un Foro Italico mal allestito e un pubblico mal distribuito nello studio non giovano certo al colpo d’occhio del telespettatore, decisamente più colpito dai giochi di luci e ombre consumati sul palco del concorrente The Illusionist. Siamo d’accordo che il varietà sia un genere televisivo in via d’estinzione e, mai come in questo momento, utile e necessario agli italiani per evadere dai problemi e dalle preoccupazioni di un avvenire incerto, ma quest’arte non è certamente a beneficio di tutti. E non tutti sono dei bravi showman.
1. amazing1972 ha scritto:
12 gennaio 2013 alle 13:37