Sorride, Arianna Ciampoli, mentre si prepara a raccontare al pubblico un’Italia diversa, che davanti alla crisi non si è arresa e che, anzi, ha trovato il modo di rialzarsi. Da sabato 19 gennaio, alle 14.00 la conduttrice approderà su La7 alla guida di Tutta la vita davanti, un talk show pomeridiano dedicato alle storie di tutte quelle persone che, attraverso il lavoro, sono riuscite a cambiare la loro vita. Il lavoro come riscatto, come occasione, ma anche come speranza, dunque. Per Arianna si tratterà di un ritorno a La7, visto che su quella emittente la bionda presentatrice mosse i suoi primi passi vent’anni fa…
Nel 1992 io ho iniziato a lavorare a Telemontecarlo e quindi per me sarà un po’ un ritorno. Provo un misto di sensazioni, compresa la paura che mi accompagna ad ogni debutto ed un po’ di tenerezza, perché ripenso a vent’anni fa quando, proprio lì, è cominciato tutto. Sono contenta di avere questa opportunità.
In che modo il programma affronterà il tema del lavoro, proprio oggi che la precarietà e la disoccupazione sono a livelli preoccupanti?
“Tutta la vita davanti” è un’espressione che si presta volutamente a diversi significati, anche a quello di superare le difficoltà del momento attuale. Quando ho letto tutte le sessanta storie che racconteremo mi sono stupita e mi sono resa conto che davvero nella vita c’è sempre un’opportunità da cogliere. Mi piacerebbe che passasse proprio questa sensazione che io stessa ho provato, sarebbe bellissimo. Ad accompagnarci nel viaggio ci saranno anche degli esodati, dei precari, dei laureati che non trovano lavoro: questa fetta di Paese sarà sempre presente e si farà sentire, a volte anche togliendo sapore positivo perché l’attualità è questa.
Come unirete la narrazione delle storie alla componente talk show?
Ci sarà un dibattito in studio, dove avremo un pubblico che interagirà e che scriverà la narrazione assieme a noi, magari facendo da contraltare rispetto alle storie di chi ce l’ha fatta. La nostra chiave di racconto non sarà lineare, ma articolata come lo è il mondo di oggi.
A proposito di percorsi lavorativi: la tua carriera di conduttrice quanto ha influito sulla tua vita?
Il mio lavoro mi ha portato a conoscere persone ed ascoltare tante storie, e questo mi ha arricchita. Mi ritengo una precaria di lusso, perché se ho un contratto da 25 puntate significa che lavoro per altrettanti giorni. Allo stesso tempo, però, sono gratificata e soddisfatta. Quando finisco un programma mi chiedo sempre se ne inizierò un altro, e questo non mi dà molta solidità. Il mio è un mestiere in cui si devono combinare vari elementi affinché tu possa esprimerti al meglio e che ti espone molto nella fisicità, nella gestualità, nella professionalità. Ciò, a volte, mi manda in crisi. Al riguardo, in alcuni periodi sono molto severa con me stessa e in altri sono più clemente.
Accennavi alla necessità lavorativa di metterti in gioco e di esporti al pubblico… Che rapporto hai con la tua fisicità?
Di recente, proprio sulle pagine di Davidemaggio.it, mi è capitato di rivedere una mia vecchia foto del 2001, quando conducevo Puzzle sulla neonata La7, dove avevo un abito improponibile con una scollatura abbastanza esposta. Mi ha fatto molto effetto vederla e lì per lì non mi sono riconosciuta in quel look ‘audace’. Poi mi sono ricordata che fu la costumista a spronarmi nell’indossare quel vestito, e ho ripensato anche ad un mio personale percorso fisico. Da ragazzina quindicenne, infatti, avevo già un décolleté abbondante ed indossavo delle felpone per coprirmi, poi ho fatto pace col mio corpo…
Spesso, con un sorriso, hai fatto notare che la Rai ti manda in onda soprattutto nel periodo estivo. Questa nuova esperienza su La7 nasce come una tua risposta a quella situazione?
In molti mi chiedono perché io non lavori anche d’inverno, ed io dico: forse sarebbe meglio chiederlo alla Rai, perché una risposta non ce l’ho. La7 mi piace molto, è una rete che seguo; quando mi è arrivata la proposta per il nuovo programma io sono stata felice di far parte di una realtà che mi rispecchia e rispetta già da telespettatrice. Però non è stata una risposta alla Rai, anche perché io ho la fortuna di lavorare tutto l’anno su Tv2000, ma semplicemente un’esperienza che è arrivata in questo momento e che accolgo in positivo.
Sembri molto esigente nelle tue scelte televisive, soprattutto rispetto ad alcune tue colleghe…
Io sono una che si “regge” da sempre da sola, vivendo di questo lavoro, e capisco che a volte ci si trova a non poter scegliere, perché quando ti propongono qualcosa è una manna dal cielo. Nel mio caso ormai da anni ho la fortuna di riconoscermi in quello che faccio.
Come definiresti Romanzo familiare, il programma che conduci su Tv2000?
E’ il racconto di un Paese attraverso chi lo abita, perché tutti noi abbiamo vissuto o viviamo in una famiglia. Con questa trasmissione ho fatto grandi scoperte che talvolta mi anche hanno spiazzato, perché ci sono famiglie di quattro figli che vanno avanti col sorriso nonostante l’attuale crisi.
Quanto queste storie hanno influenzato il tuo vivere in famiglia, anche nel rapporto con tua figlia Angelica?
Io avevo un’idea di famiglia non proprio positiva, avevo un approccio molto critico e sospettoso, e queste storie mi hanno dato una visione diversa. Ho capito che davvero la famiglia può essere un luogo di bellezza. E poi ho scoperto che nei momenti difficili si salvano quelli che sanno giocare, sdrammatizzare, sapersi perdonare, come accade in una famiglia di dieci figli di cui ho raccontato la vicenda. A volte non mi sembra semplicemente di lavorare, ma di fare delle vere e proprie esperienze, perché in alcuni programmi ci sono elementi che interiorizzo e faccio miei. Con Romanzo familiare è accaduto proprio questo.
1. Davide ha scritto:
18 gennaio 2013 alle 14:40