C’è chi ancora una volta criticherà l’eccessiva visibilità data dalla tv a criminali e bande di delinquenti, e chi invece potrebbe trovare sconveniente la scelta di concentrare parte del racconto sulla trattativa Stato-mafia e sui misteriosi e inquietanti rapporti tra malavita e le più alte istituzioni. A 5 anni dal grande successo de Il Capo dei Capi, la Taodue di Pietro Valsecchi è pronta a bissare successo e inevitabili polemiche con Il Clan dei camorristi, la nuova serie in 8 puntate in onda su Canale5 dal prossimo 11 gennaio.
La fiction racconta passo per passo nascita e ascesa della camorra, affrontando per la prima volta il tema della malavita organizzata in Campania, della sua trasformazione in un vero sistema di potere alternativo in grado d’infettare la società civile e l’economia non solo a livello locale ma anche nazionale e internazionale. Il tutto con grande realismo grazie alla rielaborazione dei fatti di cronaca e all’analisi di numerose indagini e processi del passato.
La serie, diretta a quattro mani da Alessandro Angelini – per la prima volta impegnato in televisione – e Alexis Sweet, già regista de Il Capo dei Capi, ha per protagonista Stefano Accorsi nei panni di Andrea Esposito, un giovane magistrato nato in provincia di Caserta, ma cresciuto al nord. Un’anima divisa in due, tra l’amore per la propria terra e la rabbia per la devastazione che ha dovuto subire, per la rassegnazione della gente, per la vischiosità della politica.
La storia si apre con l’ascesa della camorra negli anni 80 e va avanti fino alla fine degli anni 90: dalla sconfitta di Cutolo e della Nuova Camorra Organizzata, all’avvento di nuove famiglie e di una nuova dimensione criminale della camorra. Il testimone di questa parabola criminale è Francesco Russo detto “O’ Malese”, interpretato da Giuseppe Zeno. Dal suo paese, nel casertano, muove alla conquista della Campania, s’introduce nei palazzi della politica romana, porta i denari della famiglia nel nord Italia. Con lui la camorra fa il definitivo salto di qualità: nel giro di pochi anni non c‘è appalto o opera pubblica sul territorio che non siano destinati a ingrassare le casse dell’organizzazione. Contro questa realtà combatte coraggiosamente il Magistrato Esposito, la cui determinazione nella lotta contro la camorra gli costerà un prezzo altissimo, ovvero la morte del fratello Marco, ucciso dal Malese.
Una fiction dunque che ancora una volta accende i riflettori e stimola il dibattito su un tema importante come la lotta alla camorra, con l’obiettivo o quantomeno la convinzione che mostrando la violenza della criminalità, e l’esempio di chi ha speso e in alcuni casi sacrificato la propria vita per combatterla, si possa rendere migliore il nostro Paese.
1. Silvia ha scritto:
4 gennaio 2013 alle 16:59