“From the east-side, to the west-side”: con la nuova stagione ripartono, con tanto di riepilogo delle puntate precedenti, i patinati telefilm adolescenziali “Made in U.S.A.”. L’appuntamento per la “scorpacciata” è fissato a Lunedì 7 settembre: alle 15 su Italia 1, riparte la prima serie di “Gossip Girl” che ha il duplice compito di fare da traino alla seconda già trasmessa su Mediaset sul Digitale terrestre, e interrompere nel bel mezzo della storia tra Joey e Pacey, l’apprezzatissima replica di “Dawson’s Creek” (oltre il 12% di share); alle 17 invece su Rai2, riprendono “ex novo” le vicende di “90210” e del suo West Beverly High.
Ritorna la bionda Serena (Blake Lively), la sua amica Blair (Leighton Meester), Chuck (Ed Westwick) e tutto il carrozzone di “upper-east-siders” commentati dalla misteriosa blogger “Gossip Girl”: amori, tradimenti, misteri e vita spericolata da rivivere puntata dopo puntata, aspettando la seconda serie in cui il leit-motiv sarà ancora la contrastata relazione tra Serena e Dan (Penn Badgley) e, in un facile parallelismo, quella tra i loro genitori, Rufus (Matthew Settle) e Lily (Kelly Rutherford), che si avvicineranno dopo una rivelazione fatta da lei.
Sulle sponde di Rai2 invece attracca di nuovo il c.a.p. più famoso del mondo: dopo la battuta d’arresto estiva, ritorna “90210” e tutte le vicissitudini della famiglia Wilson appena trasferitasi dal Kansas. Il life-style, gli amori e la nuova quotidianità dei fratelli Annie (Shenae Grimes) e Dixon (Tristan Wilds), della madre fotografa Debbie Wilson (Lori Loughlin – Summerland), del padre Harrison Wilson (Rob Estes – Merlose Place), ex diplomato della West Beverly Hills High e ora nuovo preside della scuola, e della nonna Tabitha Wilson (Jessica Walter). Tutto intorno, gli intrecci di un manipolo di sedicenni e il ritorno di due guest stars (Shannen Doherty alias Brenda Walsh e Jennie Garth nei panni di Kelly Taylor) che avevano fatto grande la serie originale “Beverly Hills – 90210”.
Si rinnovano così i due appuntamenti con i giovani e benestanti fanciulli americani, anche se è inevitabile analizzare l’iter televisivo e osservare come il passaggio di entrambe, dalla prima serata al day-time, suoni come una bruciante ed evidente stroncatura, con tutte le differenze del caso. Da un lato infatti “Gossip Girl” ha goduto di un ottimo lancio pubblicitario (considerata la conoscenza del target giovane da parte di Italia 1), con tanti proclami e spot ammiccanti, ma non è riuscito a fare breccia tra i telespettatori, arrendendosi così all’amaro destino dei “programmi-senza-fissa-data-di-messa-in-onda”. Dall’altro “90210”, che già non poteva contare su una trama forte o comunque innovativa, ha dovuto anche pagare le conseguenze di una voluta strategia kamikaze da parte della seconda rete Rai: scarsissima pubblicità, relegato ad un orario poco adolescenziale (a luglio, il mercoledì in seconda serata), con un traino (“Ghost whisperer“) poco adolescenziale e senza alcun riferimento alla serie d’oro (trasmessa da Mediaset) da cui traeva ispirazione.
La verità è che forse il pubblico italiano sta dando segnali inequivocabili, e i network ne prendono (più o meno) atto: è finita l’epoca dei teen-drama. Eppure, più di una generazione è cresciuta con questi prodotti “Made in USA”, così perfetti e così lontani dalle nostre realtà. Basta sfogliare qualche vecchia guida TV e si possono scorgere e ricordare, serie che non solo vincevano le prime serate tv, ma che smuovevano le folle e creavano orde di fans accaniti: Beverly Hills 90210 (un vero fenomeno di costume per l’epoca), passando per i più recenti Dawson’s Creek e Orange County ( che in realtà non andato molto più in là della seconda serie in Italia). Ma ora?
Il punto forse è che queste storie oramai replicano molti clichè già visti, sono poco innovativi nella formula, nella scelta di attori ultra-ventenni costretti a risultare credibili nei panni di sedicenni (per poi finire con discreta puntualità in qualche “centro di recupero per celebrities”). E’ come se le grandi ville, le macchine, le ragazze con borse e accessori da migliaia di euro, avessero perso parte del loro appeal: un appeal che rimane confinato in una realtà lontana anni luce da quella nostrana, non facendo scattare quel meccanismo di “identificazione” che lega il pubblico ai personaggi. La domanda finale quindi è: il “modello Eva Cesaroni” batte il “modello Serena Van Der Woodsen”? La risposta è: “in maniera schiacciante”.
1. Vincenzo ha scritto:
6 settembre 2009 alle 15:34