Tre passi avanti e uno indietro. Una bella giravolta e oplà: il centrosinistra si è ritrovato al punto di partenza. Un classico. Con il 61% dei voti, Pierluigi Bersani ha vinto le primarie di coalizione e ha rottamato il competitor Matteo Renzi, che ha ottenuto solo il 38,8% delle preferenze. Dopo un mese e mezzo di campagna elettorale e dibattiti tv sull’argomento, la compagine democratica ha quindi scelto di confermare un esponente dell’establishment alla guida della propria corazzata, nonostante si facesse un gran parlare di rinnovamento e di sol dell’avvenire.
Cambiamo, facciamo, disfiamo. Rottamiamo. Ad ascoltare i talk show e a leggere i social network, sembrava che il popolo del centrosinistra fosse pronto a chissà quale rivoluzione. Invece, dati alla mano, a spuntarla è stato ancora il compagno Bersani, forte di un consenso che sembra essersi addirittura consolidato. Nell’era della comunicazione e dei Tweet, gli elettori democratici hanno preferito il leader televisivamente più impacciato, quello con meno followers. Quello che su Rai1, alla vigilia del ballottaggio, ha parlato di passerotti, tacchini e scioperi dei chierichetti. Ma anche di equità e solidarietà.
Il suo rivale Matteo Renzi, molto abile a gestire le sue apparizioni mediatiche, è invece rimasto scornato. La sua strategia virale e aggressiva ha difettato in qualcosa, ma è pur vero che nulla è perduto e che il tempo gli darà delle soddisfazioni politiche. Vedrete… Oggi, però, a cantare vittoria è Bersani e, come osservatori, proviamo anche a capire cosa non abbia funzionato nella tattica televisiva del rottamatore. La risposta è semplice.
In primo luogo, sembra che il sindaco di Firenze abbia sottovalutato il potere di amplificazione del piccolo schermo, che ha fatto da cassa di risonanza ai suoi pregi ma anche alle sue imprudenze. A tal proposito, è probabile che i toni da lui utilizzati negli ultimi giorni, nonché le polemiche sui meccanismi di voto e sui presunti brogli, abbiano indisposto una parte del suo (potenziale) elettorato.
D’altra parte, anche il leit motiv della rottamazione – inizialmente azzeccato e d’impatto – alla lunga potrebbe aver spazientito i militanti più attempati. Quanto poi all’utilizzo dei social network e al loro riscontro, è bene sgombrare il campo da un equivoco: essi possono creare ed intercettare tendenze, ma non sono rappresentativi della ben più ampia e variegata realtà del Paese.
Ecco perché, alla fine della fiera, Bersani ha avuto la meglio. Le elezioni si vincono in tv, si diceva un tempo. Forse qualcosa è cambiato, e un riscontro definitivo in tal senso lo avremo tra qualche mese. Beppe Grillo non aspetta altro.
1. Marco89 ha scritto:
3 dicembre 2012 alle 13:32