Sposato dal 1999 ma legato sentimentalmente da 27 anni. Un’esperienza certamente utile per il ritorno di un programma cult degli anni 90, messo in soffitta per qualche tempo ed ora pronto a dare nuovamente prova di sé. Davide Mengacci da domani, 24 novembre, alle 20.05 su Rete4 sarà al timone di ‘Nuove Scene da un Matrimonio’.
Com’è nata l’idea di riproporre Scene da un matrimonio?
In realtà è un’idea coltivata da quando abbiamo smesso di realizzarlo diciotto anni fa ma per mille motivi non si è più rifatto. Sono contento del suo ritorno perchè in questi anni ci sono stati tanti programmi sul matrimonio ma mai nessuno ha puntato sull’aspetto sentimentale, cosa abbastanza curiosa perché i sentimenti sono il primo motivo per cui si fa un matrimonio.
Crede che il successo dei programmi dedicati al matrimonio in onda sui canali specializzati possa avere influito sulla riproposizione del format?
Io non credo perchè sono già molti anni che tali programmi vanno avanti. Non so dire il perché Mediaset abbia deciso di proporlo oggi e mi interessa in modo relativo. A me basta sapere che si tratta di un programma storico della tv italiana, che ha costruito il costume italiano.
E’ vero che è stato fondamentale l’apporto di Silvio Berlusconi per la nascita di Scene da un Matrimonio?
Sì. Quando lui si occupava di televisione, è stato il deus ex machina del programma. Vedendo la puntata zero – messa appunto dall’autore Gianni Ippoliti – che era dissacrante ed ironica, disse testuali parole: “Mengacci il matrimonio è una cosa sacra, lei non lo può prendere in giro così”. Io capii immediatamente il messaggio che era quello di conferire al programma un aspetto nazionalpopolare e ho agito di conseguenza.
E’ contento della collocazione del programma?
Sono lusingato dalle aspettative che Rete 4 ripone in questo programma collocandolo in una fascia così difficile. Allo stesso tempo sono molto ansioso di vedere cosa succederà perché è una fascia apparentemente destinata ad un insuccesso, dominata dai telegiornali però il pubblico femminile, che è quello a cui il programma si rivolge, potrebbe guardare altri tg o non guardarli affatto. Inoltre può contare sul traino di Tempesta d’amore, un programma tipicamente femminile che è un successo per Rete 4.
Com’è stato il suo matrimonio rispetto a quelli che ha raccontato in trasmissione?
Io mi sono sposato due volte, la prima in Chiesa, la seconda in Comune. Il matrimonio religioso è stato molto sobrio, senza clamore e all’insegna della tradizione più classica. Il secondo matrimonio, essendo io diventato relativamente celebre, è stato popolato da telecamere e telegiornali. Nessuno dei due comunque è paragonabile alle nozze che vedremo in Scene da un matrimonio che hanno per loro natura un’intenzione di spettacolarità.
Non c’è una sorta di esibizionismo in chi chiama le telecamere del programma?
Gli sposi partecipano perché vogliono che il giorno del loro matrimonio sia memorabile. Non c’è mai stata voglia di apparire, è sempre stata una priorità degli autori quella di cercare di evitare le coppie esibizioniste. Nonostante sia il primo reality della televisione italiana, in modo assoluto e incontestabile, non ha mai avuto, con mia grande sorpresa, nessuno degli elementi dei reality che conosciamo oggi dove chi partecipa lo fa per esibizionismo.
Sua moglie, Cini Liguori, è una regista. C’è un motivo per cui non lavorate più insieme?
Abbiamo smesso di lavorare insieme nel 1990 e da allora non l’abbiamo più fatto perché ci portavamo a casa il lavoro e l’armonia familiare era contaminata dai discorsi di lavoro che facevamo sul set. Dirò di più: lei curava la regia di Vivere e quando io ho partecipato ad un paio di puntate, interpretando me stesso, la regia di quelle puntate volutamente non l’ha fatta mia moglie.
Ha seguito suo figlio, Rudy Zerbi, occuparsi dei matrimoni over di Uomini e Donne?
No, non guardo quel tipo di televisione per cui non ho simpatia. Con Rudy ci parliamo regolarmente da padre e figlio, anzi ormai da padre a padre. Ho la grande fortuna di avere tre figli di età diverse che mi permettono di fare con ciascuno di essi discorsi diversi: con l’ultimo, Guido, che ha 19 anni, si parla di cose da ragazzini; con Matteo, che di anni ne ha 32, si parla di problematiche di lavoro, mentre con Rudy, padre di tre figli, ci parliamo quasi da pari a pari e non affrontiamo mai questioni di lavoro.
Quale tra i vecchi programmi che ha fatto vorrebbe riproporre?
I miei programmi hanno avuto due caratteristiche: la lunghezza e il fatto di essere sempre stati molto copiati. Posso citare il caso di Perdonami, prima migliorato da Alberto Castagna con Stranamore, poi da Maria de Filippi con C’è posta per te. Io mandavo a casa un mazzo di fiori, la De Filippi manda un postino, nella sostanza il programma è quello. Io sono stato anche il primo a riprendere il filone delle candid camera di Nanni Loy. Dopo di me non c’era programma in quegli anni, che fosse giornalistico o d’intrattenimento, che non contenesse una candid. Rifarei volentieri La Domenica del Villaggio che mi ha consentito di fare quello che ho sempre desiderato: cultura popolare con la televisione.
Con lei c’era anche Mara Carfagna.
E’ stata indubbiamente una tra le mie collaboratrici più valide, una meravigliosa esecutrice molto precisa e diligente di quella che era la struttura generale al programma. Ricorderei con maggiore evidenza, però, così come il pubblico la ricorda, Rosita Celentano. Accanto a me ci sono state anche Maddalena Corvaglia, Barbara Gubellini e altre 2 o 3 ragazze, ciascuna ha dato un apporto al programma ma ogni volta che io arrivavo in un paese mi chiedevano di Rosita. Merito di personalità, stravaganza, brio e anche bellezza.
Rispetto a vent’ anni fa è aumentato il numero di divorzi, crede che questo dato possa nuocere ad un programma che si basa sull’aspetto sentimentale del matrimonio?
Non lo so, lo vedremo con i dati d’ascolto e di gradimento. Ormai grazie a Internet conoscere le opinioni è diventato più semplice rispetto all’inizio, prima c’era solo un controllo quantitativo del lavoro svolto ora anche qualitativo grazie a fonti di informazione come i blog. E’ la rivoluzione.
1. io88 ha scritto:
23 novembre 2012 alle 19:24