Federica Salsi va a Ballarò e apriti cielo nel mondo grillino. Nonostante le recenti faville provenienti da una regione così difficile polticamente come la Sicilia, Beppe Grillo non abbassa la guardia nemmeno un minuto e tiene d’occhio ogni singolo movimento degli eletti in quota Cinque Stelle, in vista del Grande Balzo a Roma, come suggello di questi anni di rivoluzione vincente nello scacchiere democratico del Belpaese.
La strigliata alla donna che in questo momento rappresenta i grillini a Palazzo D’Accursio è veemente, avvisaglia decisamente forte per chiunque altro decidesse di non turare i propri lobi dinanzi alle sirene del medium più potente, affascinante e pericoloso. Fuor di metafora Grillo non ha usato giri di parole per dire il suo no ai talk show per i suoi ragazzi semplici ma arrembanti.
”E’ il punto G, quello che ti dà l’orgasmo nei salotti dei talk show. L’atteso quarto d’ora di celebrità di Andy Warhol. A casa gli amici, i parenti applaudono commossi nel condividere l’emozione di un’effimera celebrità, sorridenti, beati della tua giusta e finalmente raggiunta visibilità.”
“Lì, in una gabbia di un circo, come su un trespolo, muto per ore, povera presenza rituale di cui si vuole solo lo scalpo, macellato come un agnello masochista, rispondi per i quattro minuti che ti sono concessi a domande preconfezionate poste da manichini al servizio dei partiti. Pretoriani dell’informazione il cui unico compito è perpetuare l’esistenza del sistema attraverso l‘ultimo strumento di mesmerismo mediatico rimastogli: la televisione”.
Non è la prima volta del resto che il comico – politico dice la sua su tutti i conduttori degli approfondimenti delle varie reti. Già in passato aveva demonizzato tutti, senza distinzione, nonostante ci sia stato anche qualcuno come Santoro che è stato sempre prodigo di ’spazi pubblicitari’ soprattutto nella prima fase dell’ascesa grillina.
Difficile però che gli eletti di questo movimento si sottraggano al confronto pubblico tramite il tubo catodico. Fino a prova contraria la televisione rimane il mezzo più immediato di dialogo con i cittadini con cui si ha l’obbligo morale di interloquire, rappresentandone la voce. Il web non può essere sempre la via esclusiva. Il diktat cozza in qualche modo con la ‘dittatura della trasparenza’ tanto sventolata.
1. Luna ha scritto:
3 novembre 2012 alle 12:08