Che barba che noia, che noia che barba… Poche e lapidarie parole, pronunciate da Sandra Mondaini nel corso di Casa Vianello, che inevitabilmente rieccheggiano nella nostra mente quando si tratta di constatare lo stato di assoluto degrado in cui riversa la sitcom italiana, genere di cui proprio la serie interpretata dai Vianello ne è capostipite o quasi.
Nel Paese della commedia all’italiana, dell’ottimismo e della teledipendenza, paradosso vuole che la comicità seriale sia ridotta a mero tappabuchi, collocata in più o meno improbabili fasce orarie del palinsesto e caratterizzata da sceneggiature mediocri e interpretazioni frettolose. Come se non bastasse, per trovare illustri rappresentanti del genere bisogna andare sul satellite (Boris) o accontentarsi dei formati in pillole, alla Camera Cafè. Prima di scagliarsi in invettive, però, occorre fare una doverosa premessa: la mancata affermazione del genere di cui parliamo, rispetto ad altri paesi come gli Stati Uniti, si deve, in buona parte, ad un problema strutturale di organizzazione del prime time italiano che non prevede slot di breve durata. Questo ha fatto sì che la sitcom nascesse e si sviluppasse in daytime con un budget conseguentemente ridotto.
Ma ciò che è non è detto che sarà. Ecco perché chiediamo a Rai e Mediaset di rilanciare la situation comedy, ponendo fine ad un vuoto strutturale d’offerta che non ha ragione d’esistere, visti gli ascolti passati e presenti di repliche e nuovi prodotti, italiani e non. Inoltre, si tratta di un genere che, se ben fatto, può risultare in grado di generare fenomeni di costume e elevati ritorni d’immagine, senza contare l’alta sfruttabilità e duttilità del prodotto. Primo passo, per le reti, sarebbe dare un taglio al passato, facendo, al tempo stesso, tesoro di queste esperienze al fine di evitare la reiterazione di errori.
Una sitcom di qualità, poi, non può prescindere da un’attenzione maniacale alla sceneggiatura, vero tallone d’Achille dell’intera produzione seriale italiana. Su tale aspetto, più che sugli attori o sulla produzione, dovrebbero essere portati avanti gli investimenti più cospicui. Per ciò che concerne i soggetti, non sarebbe necessario puntare sull’originalità a tutti i costi in quanto l’Italia è a “uno stadio primitivo” e i temi classici non sono stati del tutto esplorati. A voler limitare i rischi si potrebbero, altresì, comprare degli script già pronti di serie straniere, possibilmente americane. Serie come La Tata o Due uomini e mezzo sarebbero tra le più indicate.
In ossequio a quanto detto occorrerebbe, infine, individuare una fascia oraria giusta che possa valorizzare e supportare il lancio della “nuova” italian sitcom. Per tale motivo, ma anche in virtù dell’esperienza maturata e di coerenza fra target, le emittenti che sembrerebbero più adatte a rilanciare il genere sono Italia 1 e Canale 5.
La rete giovane del gruppo Mediaset, infatti, potrebbe puntare su tematiche giovani e più originali. La presenza di programmi “duttili”, come Le Iene e Mai Dire o la fiction americana, potrebbe favorire, altresì, una collocazione in prima serata delle sitcom, sia come traino che come coda a suddetti programmi. Canale 5 potrebbe, al contrario, puntare su tematiche consuete e servirsi delle sit per rinnovare lo slot dell’access domenicale, in modo da “dar fiato” a Paperissima sprint.
Non ci resta che aspettare che le reti generaliste facciano le loro mosse in materia di sitcom; sempre che, ancora una volta, non decidano di lasciare campo libero a Sky.
1. Peppe ha scritto:
25 agosto 2009 alle 13:10