Della ‘perfida’ ma divertente vamp che entrava in studio con il maggiordomo e sorseggiava drink dal suo piccolo frigorifero privato non c’è più traccia, così come delle ville a Lugano vicino la divina Mina, le pagelle alla lavagna sul look in un antesignano “Ma come ti vesti?” e le strampalate avventure per le superstiti corti in giro per il mondo. Tina Cipollari negli anni ha dovuto modificare i suoi interventi a Uomini e Donne per rimanere in qualche modo cool, assecondando forse la graduale riforma del programma.
Al suo arco pochissime frecce nobiliari negli ultimi cicli di programmazione: nessun cerimoniale degno della precettistica di Della Casa, nessuna battuta aristocratica sulle brioches mentre infuria la crisi economica, nessuna dama di compagnia a ravvivarne i drappi flessuosi. E’ emersa la parte più genuina della bionda, quella a più alto tasso di decibel; l’opinionista cult di Maria insieme a Gianni Sperti, si è così guadagnata, più che l’iscrizione ai Rotary Club, una frequente candidatura di Ricci a ‘mostro’ della settimana.
Un tempo la saggezza popolare per commentare la ‘malalingua’ di alcuni personaggi esclamava: Meglio una causa contro il governo! Ecco, un detto perfetto per descrivere l’ardore dei dardi della Cipollari fase due che, smesse le vesti della vamp, non ha al contempo abbandonato i solenni, roboanti e barocchi corpetti di fiori e di raso che tanto ricordano i balli dell’epoca del Re Sole, di Mazzarino o soltanto di Colbert. Scomparsi, di grazia, solo i cappelli a falde universali e gli ombrellini da quadro impressionista.
E’ come se la rivoluzione all’interno del programma avesse scardinato solo l’ancien regime della battuta snob, senza toccare i morbidi tendaggi che avvolgono la prorompente protagonista dello spettacolo pomeridiano della De Filippi. Considerato ormai che anche gli ingressi in scena sono più in sordina viene spontaneo chiedere come mai non le si propinino jeans, twin set o tubini, alla guisa delle belle signore di trenta, quaranta e cinquant’anni che ormai popolano per più di metà settimana il dating.
Ci sono gli estremi per un cambio d’immagine, per una Tina più pop o più rock in omaggio all’omonima Turner, in sella alla sedia di colei che tutto sa, o crede di sapere, di relazioni, verità e amori o è questione di potenza di brand, e una trasformazione ne comprometterebbe la simpatia popolare, forte soprattutto agli albori della trasformazione da talk ad arena di incontri tra uomini e donne? Né più e né meno di quelle operazioni che i marchi commerciali fanno di tanto in tanto cambiando i prodotti ma non i colori e le forme del packaging di riconoscimento?
1. tinina ha scritto:
1 ottobre 2012 alle 16:25