Sorride, Sveva Sagramola, nella vita privata come davanti alle telecamere. La conduttrice Rai sta attraversando un periodo felice della sua vita, costellato di sentimenti positivi e gratificazioni. E’ serena, e lo si anche capisce dai toni equilibrati coi quali ci rilascia questa intervista. A DM, Sveva ha raccontato della sua maternità e della figlia Petra (“l’avventura più bella che mi sia mai capitata“), ma soprattutto della trasmissione Geo & Geo, che conduce ogni pomeriggio alle 17.40 su Rai3. Il programma, diventato ormai un vero cult, è un viaggio alla scoperta del Pianeta e delle sue meraviglie, con un’attenzione speciale alla salvaguardia dell’ambiente…
In quale prospettiva raccontate al vostro pubblico il mondo della natura?
Geo è una finestra sul mondo. In questi 15 anni abbiamo sempre trattato i temi della sostenibilità, perché l’obiettivo quello di mantenere il Pianeta intatto per il futuro dei nostri figli. L’uomo, infatti, attinge senza tenere conto degli equilibri naturali e restituisce solo inquinamento: dobbiamo educarci tutti a un maggior rispetto della Terra. Geo è anche un viaggio nella nostra storia e nelle nostre tradizioni culturali, gastronomiche, artistiche, paesaggistiche, dove approfondiamo tante cose che riguardano la vita quotidiana.
Avrai notato che ultimamente vanno in onda programmi di divulgazione che parlando di natura ed ambiente coi toni dell’avventura. Come giudichi questa tendenza?
La giudico bene. Il problema è sempre a che pubblico ci si rivolge: noi parliamo soprattutto a persone anziane, casalinghe e bambini che possono avere delle debolezze rispetto a certi linguaggi difficili. Per questo raccontiamo la natura in modo garbato, didattico, anche un po’ antico, che però ci ha sempre ripagati. Non ho niente contro la spettacolarizzazione della natura, che di per sé è già spettacolare, anche se quando guardo un documentario preferisco la calma e non uno stile aggressivo. A Geo facciamo approfondimento, incarniamo lo spirito di servizio della tv pubblica.
In questa missione, che portare avanti da anni, la Rai ha saputo gratificare il vostro impegno?
Sì, mi sono sempre sentita sostenuta dall’azienda che ha fatto il possibile per mettermi nelle condizioni di lavorare bene. Sento che c’è sempre stata una grande cura per Geo. Noi iniziamo alle 15.50 con Massimiliano Ossini e arriviamo fino alle 19, quindi copriamo tre ore con una proposta che richiede un grande impegno di mezzi e persone, e la Rai in questo ci ha sempre sostenuti. Noi non siamo la Rai sprecona, ma ogni anno facciamo i conti con la crisi e i tagli: a Rai3 c’è proprio un’etica su questo!
Ossini è subentrato quando hanno allungato il programma di un’ora ed era appena nata mia figlia Petra, quindi non me la sentivo di aumentare il mio impegno in onda. Massimiliano è una bella persona, viene da Linea Verde e ha una sensibilità verso i temi dell’agricoltura e dell’ambiente. E’ pieno di energia, mi ricorda com’ero io alla sua età. Siccome lui è un uomo e io una donna non c’è stata una competizione, ma io l’ho accolto a braccia aperte e lo considero un arricchimento per la proposta di Geo.
Di recente la Governace Rai ha espresso l’intenzione di dare spazio ad una tv di qualità. Vi aspettate che Geo venga ulteriormente promosso nel palinsesto?
Geo è concepito per il pomeriggio e se, ad esempio, ci affidassero degli speciali in prima serata dovremmo lavorare per ripensare completamente certi linguaggi perché il prime time è molto diverso dal pomeriggio. Quindi io non ambisco nemmeno a che Geo abbia altre collocazioni, mi sembra che il lavoro che facciamo vada bene nella nostra consueta fascia oraria.
Parliamo un po’ di te. Nel 2010 è nata tua figlia Petra: come è stato vivere la maternità a 46 anni?
E’ l’avventura più bella che mi sia mai capitata di vivere. Petra è arrivata in un momento della vita giusto, l’ho molto cercata e oggi sono una donna realizzata e felice. Diventare mamma a 46 anni è molto bello, perché sei più consapevole, hai più solidità e non ti importano le rinunce che una maternità comporta. Io sinora ci vedo solo dei grandi vantaggi.
L’esperienza della maternità ha influenzato il tuo lavoro o ha cambiato il tuo modo di condurre? Ad ascoltarti, sembra quasi che tu ti sia anche più addolcita…
Forse un po’ sì. Ti devo dire la verità, adesso ho la lacrima molto più facile di prima (ride, ndDM), perché sono mamma e probabilmente sono anche più sensibile. Magari mi capita di fare un lancio che mi commuove o di presentare un ospite che mi emoziona. Sul lavoro ho senso di responsabilità ma rinuncio anche a delle cose per stare vicino a Petra: ad esempio non viaggio più come prima e non vado a fare reportage. Quando mia figlia crescerà sarà diverso.
Quali progetti hai per il futuro?
Per il momento Geo è già un grande impegno, quotidiano e in diretta, quindi professionalmente è questo il mio orizzonte. Poi dopo si vedrà…
Non ti piacerebbe condurre un programma dedicato ai più giovani, come già facesti ai tuoi esordi televisivi?
No, perché in questo momento mi sento abbastanza lontana dai giovani. Quando Petra avrà 20 anni ed io sarò di nuovo dentro all’universo giovanile allora sì, ma adesso sono in una fase nella quale ho perso contatto con quel mondo. Di recente ho condotto in seconda serata su Rai3 Sei miliardi di altri, un programma coi filmati del registra Bertrand e le interviste sui grandi temi della vita: ecco, quello mi è piaciuto molto. Mi appassionano molto gli approfondimenti sulle storie di vita, sull’umanità, sui sentimenti.
Ma la tv di qualità esiste ancora o sta diventando sempre più un ricordo?
Non è un ricordo perché io lavoro su una rete, Rai3, che fa tv di qualità. Ma ci sono anche Rai Educational, Rai Storia che lavorano bene… Purtroppo in giro si vede tanta tv degenerata: ormai i reality ci hanno dato questa ‘droga’ per cui niente ha più senso se non è vissuto in diretta con le telecamere che ti spiano, quando in realtà spesso è tutto finto. Vedo tanta volgarità e un atteggiamento dei conduttori presuntuoso e poco rispettoso nei confronti del pubblico. Ogni tanto, però, vedo anche qualcosa di interessante.
Ad esempio?
Pechino Express, il nuovo reality di Rai2, mi è piaciuto molto perché è tutto on the road e poi ti fa vedere un paese e delle persone che si misurano con delle realtà stimolanti. L’ho trovato carino e questo dimostra che, anche nelle cose più ludiche, ogni tanto emerge qualcosa di interessante. In questo momento, però, la tv soffre di mancanza di idee e noto che spesso ripropongono programmi sempre uguali, vecchi di trent’anni, che poi vanno male. E puntualmente li cancellano.
1. LucaZ ha scritto:
10 ottobre 2012 alle 19:33