Endemol non si adagia sugli allori di grandi fratelli e pacchi vari ma guarda più in là. Molto più in là di quanto ogni comune tele-cristiano potrebbe pensare. E’ notizia di queste ore, infatti, che in America, su Fox, andrà in onda agli inizi del prossimo anno un nuovo reality che definire sui generis è davvero un eufemismo.
Trattasi di Someone’s Gotta Go, letteralmente “Qualcuno Deve Andarsene“. Fin qui, nulla di strano: al meccanismo delle nomination ci siamo abituati (e ne abbiamo anche i tubi catodici pieni). C’è dell’altro, però. Quel tanto (o poco) che rende questo format inquietantemente originale.
Infatti, questa volta, ad andarsene deve essere un real-lavoratore. Sì, il povero operario o dipendente di turno si gioca il proprio posto di lavoro per fama e denaro. Questo il sadico meccanismo, figlio dei nostri tempi: una piccola azienda che attraversa una congiuntura economica sfavorevole chiede ai propri impiegati (una rosa che varia dalle 8 alle 15 persone) di far quadrare il prorio bilancio, evitare la cassa integrazione e scannarsi come novelli Highlanders, e, in ultimo, immolarsi alla ragion di Stato televisiva e licenziarne uno di loro sul piccolo schermo. In tutta tranquillità, sia chiaro, e secondo regole ben precise.
Infatti, ogni concorrente firmerà ogni liberatoria del caso ed a supervisionare discussioni tra i licenziandi, nonché per sedare (o fomentare) le possibili (ed auspicate) tensioni, ci sarà un conduttore esperto, un famoso consulente o un guru editoriale. Evviva la trasparenza e la correttezza, allora!
Ma - ci chiediamo – qual è il vantaggio in tutto ciò? Semplice: visto che, oggigiorno, conta più l’apparire che l’avere (Erich Fromm, dall’oltretomba, ci perdonerà se mutuiamo in maniera distorta il titolo di un suo best-seller), se da un lato si perde lo stipendio, dall’altro se ne guadagna in montepremi ed ospitate varie. In sostanza, lo (s)fortunato di puntata offrendosi alla gogna pubblica può conquistare la gloria mediatica, passando per un licenziamento reale. Detto altrimenti, con un’apparente contraddizione in termini, vince (il reality) chi perde (il posto di lavoro)!
Se trovate il tutto poco etico, vi sbagliate. Almeno secondo David Goldberg, responsabile Endemol Usa, “chi partecipa è assolutamente consapevole di quello che fa e soprattutto sa bene che, dovendo la sua azienda comunque licenziare, uno dei prescelti potrebbe essere proprio lui. Perciò, se la gioca, dando anche dimostrazione di come un dipendente sappia o meno difendere il proprio lavoro“. Con questa politica, ed in barba a tutte le polemiche già scatenatesi, sono state già girate due puntate pilota; di cui una in un’azienda californiana che ha mantenuto le promesse di partenza.
Questi i commenti a caldo a seguito delle prime registrazioni: “Il prescelto della prima puntata pilota ci ha detto che è molto meno brutale essere licenziati dai colleghi piuttosto che dal padrone”. “Che soddisfazione!”, verrebbe da dire: essere licenziato da quelle iene dei neo-ex-colleghi piuttosto che da quel dittatore del tuo capo. “Il risultato alla fine non cambia“ conclude, infine, Golberg, in un attimo di lucidità. E su questo, almeno, conveniamo proprio tutti.
Quindi, Luise Rossi e Mario Bianchi di tutta Italia unitevi o preparatevi al peggio. Eh sì, perchè l’arrivo di Someone’s Gotta Go viene dato come possibile anche nel nostro Paese. E, a quel punto, invidie, gelosie e malelingue spunteranno ovunque come funghi (velenosi). Iniziate, perciò, fin d’ora a formare alleanze con il vostro odioso vicino di scrivania e ad offrire caffè, thè, tisane e brodini vari a tutto l’ufficio. Certo, a meno che non preferiate cambiare l’orario della vostra sveglia, provare il brio di farvi intervistare dalla Toffanin (e mettere alla berlina da Signorini) sul salotto di Verissimo e partecipare a qualche trenino domenicale. E cambiare, così, mestiere e reinventarvi come … tele-(dis)occupati.
1. Sonia ha scritto:
1 agosto 2009 alle 12:53