Tempi duri per giochi e scommesse ‘maliziosi’. Non solo lo spauracchio del ministro Balduzzi, intenzionato a combattere alcuni abusi pubblicitari legati a meccanismi speculativi sul denaro degli utenti, specie per quelli più indifesi. Dopo il decreto del Ministro della Salute su tutta la categoria più ambigua dell’intrattenimento, arriva anche una decisione dell’Antitrust su alcuni spot trasmessi nell’ultimo periodo sulle emittenti televisive nazionali: i cosiddetti Superquiz.
Quello che si contesta all’azienda produttrice è la dinamica, poco chiara, con cui gli utenti ricevono un abbonamento, con un costo mensile di circa 24 euro, ad un servizio di loghi e suonerie per la telefonia mobile. Entro pochi giorni la campagna pubblicitaria deve essere bloccata, secondo il dettato dell’Autorità, che si riserva ulteriori indagini sulla pratica commerciale dubbia.
L’inganno risiederebbe nello specchietto per le allodole costituito per l’appunto dal quiz, troppo facile per essere credibile: in realtà l’sms che si invia diventa un consenso alla campagna abbonamento ‘allyoucan’ che agisce direttamente sul credito telefonico del cliente, che cade in quella che appare a tutti gli effetti come una trappola.
Ulteriore limite, contestato ai responsabili dell’azienda, è la strana parzialità delle informazioni a beneficio dell’utente riguardo a premi potenziali, tempistiche dell’estrazione, montepremi ed effettivi meccanismi di partecipazione per la conquista del premio. L’Autorità che vigila sulla correttezza delle azioni commerciali del resto non è nuova a questi interventi diretti; negli ultimi sei anni risultano infatti ben 26 provvedimenti sanzionatori, con multe per circa 9,6 milioni di euro nei confronti dei principali content service providers e degli operatori di telefonia mobile ritenuti spesso corresponsabili delle pratiche commerciali scorrette accertate.
Diciamo che non ci voleva una specializzazione in diritto commerciale per capire che dietro quei quiz così elementari si nascondesse qualcosa di sospetto, appurato che in giro non si trovano aziende disposte a fare beneficenza. L’utente medio di qualsiasi mezzo di comunicazione poteva rendersene conto da solo: giusto però l’intervento dall’alto per evitare che nella rete potessero cadere bambini e categorie deboli.
Ennesima vittoria dunque per le associazioni dei consumatori che avevano segnalato la campagna pubblicitaria. Per loro e per gli ingannati la possibilità di sorseggiare un drink, anche gassato, sul divano senza la dannazione di dover continuare a subire l’angheria di vedere in onda gli spot.
1. amazing1972 ha scritto:
8 settembre 2012 alle 19:01