28
luglio

IL GRANDE FRATELLO VA IN GUERRA: IN SVIZZERA UN REALITY SU FAME E PAURA

Alpenfestung Leben im Reduit - Il Grande Fratello sulla Seconda Guerra Mondiale

E’ partito ieri in Svizzera, e terminerà il 14 Agosto, “Alpenfestung Leben im Reduit“, traduzione letterale “Bunker Alpino - Vivere nel Ridotto”, il reality in onda sulla rete SF che vuole mostrare ai suoi concorrenti, e ai telespettatori, come si viveva durante la Seconda Guerra Mondiale, fra ristrettezze e paure di un imminente attacco.

Location di questo format estremo sarà un vero bunker alpino nei pressi della località di Stansstad, in cui 33 uomini dovranno vivere come i veri soldati fecero prima di loro, preparandosi all’eventualità di un attacco delle forze nemiche, allertati ed impauriti dopo l’invasione della Francia da parte dell’esercito Nazista. Proprio nel 1940, infatti, allo scopo di organizzare una resistenza in caso di invasione, la Svizzera predispose i piani per un “Ridotto Nazionale“, uno spazio che, nelle intenzioni e nella speranza dello Stato che voleva preservare l’indipendenza, sarebbe rimasto impenetrabile.

Lì i soldati fecero scorta di cibo, mentre la popolazione veniva istruita su come comportarsi in caso di raid aereo. E infatti nel cast non sono presenti solo uomini pronti a calarsi nei panni dei militari, ma anche tre donne e cinque bambini, un tipico nucleo familiare che sarà alle prese con la vita in una fattoria vicina, nella località di Emmetten, dove potersi nutrire con le sole cose che riusciranno a produrre durante la loro permanenza all’interno dello show. Un vero e proprio “ritorno al passato”, con il quale la produzione del reality vuole risvegliare nei giovani l’interesse per la storia, e far conoscere una vita fatta di stenti e privazioni, come sempre accade in tempo di guerra.

In Italia due reality hanno proposto un salto temporale, tema oggi tanto di moda grazie ai flashback e flashfarwards della pluripremiata serie Lost: sono rispettivamente Ritorno al Presente per la Rai, colossale flop condotto da Carlo Conti in cui dei cronoviaggiatori improbabili erano alle prese con diverse epoche storiche, e la prima edizione della Fattoria, condotta da Daria Bignardi ed ambientata in un casale nell’800, in cui i concorrenti imparavano a condurre una vita priva di qualsiasi comodità ed innovazione tecnologica.



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7 Commenti dei lettori »

1. roberto ha scritto:

28 luglio 2009 alle 08:35

L’anno scorso, invece, la stessa rete ha trasmesso un reality su un gruppo di persone (bambini compresi) che viveva come gli uomini primitivi, senza cioè poter contare nè su mezzi di trasporto (quindi lunghissimi spostamenti a piedi) nè su nessun altro vantaggio, anche elementare, della civiltà.



2. gio84 ha scritto:

28 luglio 2009 alle 09:19

Ho una domanda per Davide ma alla fine un pò per tutti. Se una persona dovesse avere un’idea, che riterrebbe interessante, per una trasmissione cosa dovrebbe fare? a chi dovrebbe rivolgersi?
Grazie!



3. Elisa ha scritto:

28 luglio 2009 alle 10:02

Come direbbe mio padre che ha lavorato in Svizzera una vita….”proprio una roba da Svizzerotti!” XD



4. roberto ha scritto:

28 luglio 2009 alle 10:14

Prescindendo dal fatto che fin dal 1939 in ogni casa svizzera era affisso un manifesto con tutte le quantità obbligatorie di provviste da tenere in dispensa, cosicchè nessuno soffrì la fame, e fu possibile sfamare anche tutti coloro che fuggirono in Svizzera dai Paesi confinanti.



5. Biagio Chianese ha scritto:

28 luglio 2009 alle 11:28

@ roberto: si infatti ci si chiede come sia possibile “fingere” la paura, fra l’altro di qualcosa, l’attacco, che poi non c’è stato… !



6. roberto ha scritto:

28 luglio 2009 alle 11:35

Nè ci sarebbe mai stato, poichè sia Hitler che Mussolini ritenevano la Svizzera un rifugio sicuro anche per loro, in caso di fuga; anzi, Mussolini provò ad arrivarci, ma lo fermarono poco prima del confine.



7. roberto ha scritto:

25 agosto 2009 alle 11:54

L’ho visto durante le vacanze ed è veramente interessante e ben fatto. Non ho capito quasi niente poichè tutti parlano tedesco, ma rispecchia bene (almeno a sentire le mie parenti “over 80″), ciò che accadeva in Svizzera durante quegli anni.



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