A dispetto della crisi della tv generalista anche quest’anno con un marchio consolidato come Uno Mattina In Famiglia, Tiberio Timperi è riuscito a portare a casa grandi numeri. Più in generale però, questa stagione è stata particolarmente intensa per il giornalista conduttore. Tiberio ha sostituito temporaneamente, con ottimi risultati, Veronica Maya a Verdetto Finale ed ha condotto, in prima serata su Rai1, il poco fortunato esperimento di Socrate. Proprio le sue ultime avventure televisive sono il pretesto per la nostra chiacchierata.
Com’è il bilancio di questa stagione di Unomattina in Famiglia?
Annata ottima, sempre sull’attualità con il garbo che compete al servizio pubblico. Abbiamo fatto record d’ascolto storici. Niente sensazionalismi o finti pietismi, senza ipocrisia e moralismi: abbiamo fatto il nostro onesto lavoro.
C’è qualche frecciatina a qualcuno per caso?
No, dico solo che ci sono due tipi di televisione: una sensazionalista e una che invece semplicemente dà la notizia lasciando poi a chi sta a casa la possibilità di farsi un’opinione. Noi apparteniamo a questo secondo filone. Non giudico nessuno: in tv c’è posto per tutti. E’ la mia cifra stilistica, vado avanti così.
Il segreto del successo di questo programma è la sobrietà?
Non solo. C’è una squadra molto affiatata e una coppia in armonia. Io e Miriam non siamo un tandem nato per contratto.
Come vedi Miriam? Quale pensi sia la sua marcia in più?
Mi trovo molto bene con lei. E’ molto giovane e brava, si sta dando un metodo, ha preso la strada giusta. Anagraficamente se le magna tutte. Ha la percezione chiara di tutto quello che le accade intorno, ma soprattutto legge, legge, legge. Ha studiato, non è una smandrappata ed ha una spiccata sensibilità. Trovarne di persone così.
La vedi in prospettiva come volto Rai da prima serata?
Sì. Ammesso e non concesso che il prime time sia ancora un traguardo. Ha comunque tutto il tempo. Io le dico sempre: non avere fretta perché te le magni tutte.
Ma le levatacce mattutine del weekend non ti pesano? Spesso vengono vissute quasi come una punizione…
Invecchiando mi cominciano a pesare proprio tanto. Non ho fatto niente per dover essere punito, per me anzi è stato un traguardo. Al tempo stesso mi auguro che da punto di arrivo sia a sua volta un punto di partenza per fare altre cose. Per me la vera punizione è stato dover lavorare con Emilio Fede.
Problemi personali con lui?
Sono andato via da Mediaset perché non mi trovavo assolutamente in sintonia con Fede. Diciamo che eravamo su due fronti diametralmente opposti pur lavorando per la stessa azienda. Io andavo bene, facevo ascolti e la cosa non era tollerata. Strano, vero?!
In che rapporti sei con adesso con Mediaset?
Tutti quelli che all’epoca erano semplici dirigenti adesso hanno fatto molta strada. Non li sento più da una vita ormai. Mi sembra peraltro che abbiano molti posti in piedi, per cui non vedo il motivo per cui me ne dovrei andare. Certo che se ci dovesse essere un progetto ad ampio respiro… Fondamentalmente sto bene dove sto, non mi pongo il problema. Mi rendo conto che forse dovrei dire che ci sono stati dei contatti, ma nessuno mi ha cercato e sto bene dove sto.
Eri tra i nomi che circolavano per la coconduzione insieme a Mara Venier di La Vita in diretta…
Si era fatto un nome ma alla fine sono prevalse altre logiche. Quest’anno mi sono comunque divertito a fare Verdetto Finale..
Com’è stata l’esperienza di Verdetto Finale?
Esperienza eccellente, grande gruppo anche lì. Mi spiace dirlo ma ho fatto il record storico degli ascolti.
Hai avuto modo di commentare questo successo con l’azienda?
Mi hanno chiamato per una sostituzione, l’ho fatta al meglio delle mie possibilità. La televisione ha anche l’aspetto ascolti, ognuno poi trae le conclusioni.
Con Veronica Maya in che rapporti sei?
Ci conoscevamo da prima. Non siamo mai stati a cena insieme ma ci conoscevamo già.
Nello spot che annunciava il suo ritorno a Verdetto cercava di farti sparire. Solo ironia?
Non mi sono posto il problema: l’azienda ha chiesto e io ho fatto.
Com’è il bilancio invece di Socrate?
Probabilmente solo io potevo fare una cosa del genere…
In che senso?
Con pochissime prove, anzi con prove zero e con una buona dose di incoscienza ho fatto tutto ciò che c’era da fare senza sbavature. L’ha scritto Cesare Lanza e non io. Penso di aver fatto più di quanto umanamente fosse possibile fare. E’ stato comunque il secondo programma più seguito della serata.
Ti aspettavi un maggior investimento su questo programma?
Mi piacerebbe che l’azienda prendesse atto che ha diversi conduttori e li facesse turnare testando un po’ tutti quanti su varie opportunità. Cosa che non è mai accaduta finora, per quanto mi riguarda. Forse pensano che io sia molto stanco dopo aver lavorato il sabato e la domenica. Non è così. Sono stracarico di energia.
Con il senno di poi lo rifaresti?
Ma sì. Guarda rifarei tutto, persino Buonasera con Amanda Lear. Rifarei anche il Tg4, sono stato benissimo lì, a parte Emilio Fede. Per sei mesi non ho fatto neanche un servizio e prendevo regolarmente lo stipendio, fate un po’ voi…
Hai lavorato con parecchie donne in televisione. Di quale hai il ricordo più bello?
Roberta Capua. Elegante, sobria. Con lei scherzavo, non c’era competizione tra di noi. Gran bel rapporto. Anche con Miriam però mi trovo molto bene.
Ti piacerebbe fare un talk politico di approfondimento in prima serata?
Sì, perché no. Ho fatto il giornalista ai tempi di Tangentopoli, ho seguito la Guerra del Golfo, ho fatto l’inviato. Purtroppo l’Italia è un paese dalla memoria un po’ corta. Mi piacerebbe un talk politico però fatto a modo mio.
In che senso?
Mica te lo racconto…Mi sembra che i posti anche lì siano ben saldi in mano a coloro che già li conducono. Quindi lunga vita a quelli che ci sono.
Hai un sogno nel cassetto a livello di proposte da portare in tv?
Qualche idea ce l’ho. Il problema è che se non me le chiedono…Sarebbe bello se me lo chiedessero. Non è escluso che con il nuovo corso accada…
Guardi con speranza al futuro quindi…
A quarantotto anni ho smesso di sperare. Faccio onestamente il mio lavoro sperando che prima o poi onesta e coerenza vengano premiate.
Stai combattendo parecchio per i diritti dei padri separati.
La mia battaglia è per la pari dignità sociale dei padri divorziati. Non è però una battaglia dei padri contro le madri. L’articolo 3 della Costituzione, quello sulla pari dignità sociale, non viene rispettato. La legge sull’affidamento condiviso dovrebbe risolvere tutto ma il più delle volte viene calpestata da chi invece dovrebbe farla rispettare. C’è un orientamento culturale introiettato da una certa magistratura che continua ad andare avanti guardando al passato.
Non pensi che l’orientamento rifletta una tendenza ancora un po’ matriarcale del nostro Paese?
C’è una legge? Deve essere rispettata. Ci sono delle mamme eccellenti e dei papà pessimi, così come padri fantastici e madri inadeguate. Il giudice deve capire chi ha davanti, deve affidare il bambino al genitore più adatto. Tendenzialmente, purtroppo, non lo fanno. La domanda di fondo è: che paese sarà quello in cui alcuni figli vengono educati male per colpa di genitori inadeguati, bambini che devono pagare sulla loro pelle la malagiustizia?
Quali sono i tuoi obiettivi?
La mia è una battaglia perché l’articolo 3 sia applicato così come scritto dal legislatore, perché in Italia, come avviene altrove, vengano introdotti dei patti prematrimoniali e il divorzio immediato, almeno per quanto riguarda il matrimonio civile. Se ci metti dieci anni per separarti altrimenti non ti risposi più.
Chi ti ha mostrato più solidarietà?
Non è una battaglia di centro, destra o sinistra. E’ una battaglia sociale come quelle che facevano un tempo i Radicali sull’aborto o il divorzio. Ho trovato molto consenso in alcuni cattolici non ipocriti, da parte di nonni che non vedono più i nipoti, da compagne di padri separati che vedono come funziona il meccanismo.
Come giudichi la rappresentazione televisiva di questo fenomeno?
Pessima. Sarebbe meglio parlare di proposte. Bisognerebbe essere realisti: il problema c’è. Non mi si venga a dire che le case accoglienza per i padri separati sono una fandonia, perché esistono. Ho il dovere come padre, cittadino, giornalista e uomo pubblico di fare una battaglia sociale.
Non pensi che l’ottica di molti dibattiti tv sia condizionata dal fatto che la tv generalista è soprattutto donna?
Ho parlato con delle amiche femministe che non sopportano il fatto che il matrimonio e il divorzio vengano usati come una rendita vitalizia. Il problema in televisione viene affrontato male, con una certa superficialità, con lo spirito del politiucally correct, dell’un colpo al cerchio e uno alla botte. Sarebbe bello riprendere il programma che conducevo su Radio 1, Lasciamoci così.
1. amazing1972 ha scritto:
31 maggio 2012 alle 13:39