29
aprile

IL CAPITALE: LA NICCHIA D’ARTE DOMENICALE DI PHILIPPE DAVERIO

Il Capitale- Philippe Daverio

Cartoline surreali in compagnia di Philippe Daverio, probabilmente il volto più eccentrico del servizio pubblico. Eravamo abituati a vederlo alle prese con il suo Passepartout, ma rispetto al passato il critico d’arte cambia poco mantenendo il suo inconfondibile stile nella carrellata artistica che conduce all’interno del salotto avanguardistico della domenica di Raitre. La ‘risposta mediatica’ ad Adorno e Argan continua nel solco del radical e della chiccherie senza imbarazzi di sorta.

Il Capitale: come non pensare a Marx. Il riferimento economico al padre dell’ideologia rossa è solo una suggestione di riflessione, un titolo ad effetto per far riflettere su un’evidenza, che in fondo è il concept di questa trasmissione. Come ha sottolineato infatti il conduttore per spiegare l’anima del programma:

«Anche la moneta per essere credibile deve rivestirsi con un segnale di cultura Il danaro ricorre alla cultura per rendersi credibile. Ed è di questa credibilità che ci occupiamo noi perché accanto al capitale economico, e soprattutto dopo aver scoperto con quale facilità implode, esiste il patrimonio della creatività, che come quello finanziario fluttua costantemente, cresce e decresce, ma non affonda mai».

Come non pensare, infatti, alle banconote e alle monete che usiamo tutti i giorni, mai prive di immagini d’arte e di storia, di intellettuali e menti creative, fino alla sovrapposizione del valore culturale con quello finanziario. In questa prospettiva anche il viaggio di oggi: una serie di saltelli all’interno delle provocazioni sovversive del postmoderno, offerte all’occhio tramite il catalogo itinerante riproposto attraverso le sale del Museo MART di Rovereto e le immagini della mostra Postmodernismo. Stile e Sovversione 1970-1990.

Montaggio assai brillante, come di consueto. Continui cambi di look e di sfondo per dar vita ad un collage di voli pindarici tra gallerie e aneddoti d’arte. Dalla scenografia di studio, dominata da una collezione di banconote degna della più scrupolosa filatelia, alla continua trasformazione dei versanti iconografici: Daverio puntella le sue ardite ricostruzioni non disdegnando riferimenti cinematografici, oggi per esempio Blade Runner.

La produzione dei 25 capitoli di questa rubrica rimane sotto l’egida della Vittoria Cappelli srl e la regia di Mauro Raponi. Il taglio rimane comunque estremamente alto e di utopica nicchia, senza ansie di trasversalizzazione del target. Forse il manifesto di poetica più classico per chi chiede alla Rai di essere anche, e soprattutto, garante di contenuti.

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4 Commenti dei lettori »

1. la zanzara ha scritto:

29 aprile 2012 alle 21:54

Fantastico…da bambina lo adoravo e seguivo a pranzo la rubrica domenicale che seguiva quel programma bellissimo di Giovanni Anversa…che bei tempi:questa gente con passione ha parlato della bellezza che in diverse forme si traduce in vita oltre la retorica dei tromboni. Quando lo guardo e’ sempre domenica e mi viene voglia di vivere…



2. Giuseppe ha scritto:

29 aprile 2012 alle 23:16

Fortunatamente il servizio pubblico consente di produrre anche programmi come quelli curati e condotti da Daverio. A differenza di tanto effimero televisivo dagli alti ascolti, queste nicchie risulteranno ancora validamente attuali e fruibili a distanza di anni. Come l’arte. E come l’opera di alcuni pensatori, più padri di filosofia che di ideologia.



3. Franco2 ha scritto:

30 aprile 2012 alle 00:18

Titolo impegnativo. Vediamo un po’ cosa ne esce fuori…



4. lele ha scritto:

30 aprile 2012 alle 10:45

ho già visto qualche puntata ma ho notato che in molti casi vengono riproposte vecchie puntate di passepartout abilmente tagliate e cucite con le nuove spiegazioni di daverio.



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