In un’intervista esclusiva ad Alfonso Signorini, che appare sull’ultimo numero di “Chi” – in edicola da domani, mercoledi 21 marzo, profondamente rinnovato nella grafica e nei contenuti – Flavio Insinna confida il suo dramma, che ha poi raccontato in un libro, “Neanche con un morso all’orecchio“, edito da Mondadori.
Tutto è cominciato alle cinque del mattino, un mattino che avrebbe segnato la svolta. «Pensavo fossero entrati i ladri», spiega Insinna. «Mia madre che urlava, rumori sordi per casa. Mi sono alzato di botto dal letto e sono corso in camera dei miei». Il ladro c’era. Era la vita: Totò, il padre di Flavio, stava morendo. Il dolore sarebbe cominciato da lì. «Non avevo mai pensato prima di allora che papà potesse andarsene. Stavo organizzandomi la vita. Avevo comperato casa da un po’, ma non riuscivo a staccarmi dai miei. Ogni volta una scusa diversa: la ristrutturazione sbagliata, i divani che non arrivavano. In realtà era solo paura di staccare il cordone. E poi quel mattino: mio padre era lì, davanti a me, inerme sul letto, respirava a fatica. Lui era sempre stato il capo del branco. Era arrivato il mio turno, ma dove avrei trovato la forza per prendere in mano la situazione?». Continua il conduttore: «Così ho passato tutta l’estate sdraiato per terra a guardare il soffitto con gli occhi sbarrati. Proprio per terra, sul parquet. Come i drogati, i depressi all’ultimo stadio. Mi dicevo: “Da domani cambia tutto: colazione, tg del mattino”. E ogni volta mentivo a me stesso. Non l’ho mai detto. Ma piangevo, piangevo, come un bambino. Mi mettevo l’asciugamano in testa al buio e mi sdraiavo per terra. Così. E ripetevo a voce alta: “Da domani cambia tutto”. Giorni e giorni passati a mentire a me stesso, a trascinarmi».
Solo oggi il dramma di Insinna sembra in via di superamento: «Credo che adesso sia giusto piano piano ripartire. Per me, per mamma, per il pubblico. Dobbiamo tornare a vivere, non a sopravvivere. Pochi giorni fa ho girato il numero zero di un programma preserale per Canale 5. Beh, che carezze all’anima sono state le risate del pubblico! Son tornato a casa e ho detto: “Mamma, sono un po’ arrugginito, ma ce l’ho fatta”. Ci siamo abbracciati. Credo di averla risvegliata».
1. marco ha scritto:
20 marzo 2012 alle 18:51