Nell’anno della Pulleide, che ha scritto un altro corposo capitolo alla propria storia, ci vuole il migliore sergente Hartman di kubrickiana memoria per provare a mettere ordine nella classe di Amici, sempre più sospesa tra la voglia, potenziale, di fare la scuola e una dimensione, reale, che guarda a tutt’altro, in primis alla televisione.
Gerardo, dopo aver ricevuto quasi sfogliatelle e cappuccino a letto, come punizione alle sue bizze da allievo, torna in studio atteso da una Maria, in un’inedita e simpatica riedizione del terribile comandante di Full Metal Jacket, che gli consegna i calzari da buon scolaretto. La De Filippi, giusto per gradire, fa un giretto di perlustrazione tra i banchi per vedere se il kit di dotazione è rispettato. Non li fa mettere sull’attenti però, né scaraventa loro i proverbiali e lunghissimi elenchi di insulti da film.
Se la disciplina formale è ripristinata Maria deve guardarsi bene da tutto quello che si muove attorno ad esami, sfide e incontri- scontri tra allievi e coach. Tutta manna per l’appeal del programma che, complice un montaggio vivido, ha ritrovato quel ritmo che si era un po’ appannato nei pomeridiani delle scorse edizioni.
Visti i toni e le dinamiche delle interazioni ormai è difficile pensare a loro come docenti, soprattutto per la parte canto. Il manifesto di poetica della Maionchi si è insinuato fino in fondo tra i banchi lasciando prevalere l’idea che i ragazzi debbano sviluppare dall’interno gli stimoli artistici, fino a capire i confini della propria persona e del proprio personaggio. I docenti non sono i baby sitter e il loro ruolo si riduce più che altro ad una consulenza manageriale.
Idea che la maestra Grazia rifiuta in toto scontrandosi con il nuovo clima della scuola. La Di Michele farebbe però bene a prendere atto del cambiamento accettando tutte le conseguenze di queste valutazioni. Tra esami e sfide ieri è andato in scena un Amici molto diverso dall’archetipo dei primi anni. Mentre tutto vira verso l’austerity, il talent di Canale 5 scioglie le rigidità.
Agli esami si è arrivato al paradosso, mediaticamente efficacissimo, per cui o gli alunni si rifiutano di rispondere alle domande esibendo una provocatoria scena muta (citofonare Gerardo, è quasi superfluo specificarlo) o, peggio ancora, i professori non si abbassano a fare le domande ritenendo già acquisiti i verdetti. C’è anche chi contraddice al proprio volere interiore concedendo una propria promozione polemica, giusto per evitare che sia dato ulteriore spazio a modelli non proprio in linea con la disciplina dell’accademia.
Ma poco si può fare contro Gerardo De Gregori, ormai lo si può chiamare così visto che gli si chiede praticamente di cantare solo i brani di quel Francesco per cui Maria ha spesso dichiarato la propria ammirazione. Difficile comprendere anche il senso della sfida della ballerina Francesca, contrapposta ad una ballerina moderna: competizione così inesistente che il giudice esterno prima di emettere la propria sentenza ha tutta l’aria di voler dire che non c’è mai stata gara. E non è il primo scontro che avviene giusto pour parler.
1. MisterGrr ha scritto:
13 marzo 2012 alle 17:27