Se potesse gridare quella macchina della verità direbbe che Luca ed Enrica sono più finti dei soldi del Monopoli. Ma è solo una macchina e non le è concesso questo sprazzo di verità dirimente, questo colpo di scena pirandelliano che con una risata macabra mostrerebbe lo strappo nel cielo di carta di questo Grande Fratello. Ci perdoni l’illustre letterato per aver preso in prestito il paragone ingeneroso.
E’ un‘edizione senza speranza. Non ci sono più spigoli di cornicione a cui aggrapparsi per tentare l’impennata finale. La scaletta tenta a tutti i costi di far immedesimare il pubblico, l’effetto dato dalla percezione di esasperato, dal trito e ritrito consegna tutto all’esatto antipodo: laddove si dovrebbe piangere, è brutto dirlo, si ha l’inclinazione al sorriso per la poca verosimiglianza, principio e fine di uno spettacolo che si prende sul serio, come ancora ufficialmente è il Gf.
Il ‘limone’ Ferdinando è spremuto e rigettato già via, giusto il tempo di dar corso ad una scenetta teatrale su un presunto ritorno di fiamma con Angelica, roba che può garantire ai due almeno una decina di copertine sui rotocalchi estivi, quando proprio non si ha di che cosa parlare e le redazioni devono stampare i giornali da accompagnare al mare col cocomero. Ma chi volete che ci creda dopo il protagonismo dei due in tutti i luoghi, in tutti i modi e in tutti i laghi pur di sgomitare tra l’oblio?
Un’intuizione in fondo carina come quella della vendetta di Ascanio si volatilizza nel solito macchiettismo da Asilo Mariuccia. Pacelli ci mette del suo per pepare la sua comparsa riempendo di inchiostro colorato anche l’ugello più recondito di Patrick ma le smancerie declassano tutto a caciarona molto lontana dalla gustosa ironia delle prove dell’Isola.
Aridatece il cane del quiz, quello sì che una risata vera l’aveva strappata. Ieri sera la povera Cristina, che pur non mettendosi a gattonare recita piuttosto caninamente la parte della presentatrice della parodia del lago dei Cigni, senza un essere vero a quattro zampe vero vicino perde di forza comica. Tutto si risolve nel solito guazzabuglio che non attinge pienamente né all’arte dello slapstick, né a quella della brillante parodia o del divertente nonsense.
Un interessante televoto poteva essere quello sul pathos più finto della serata: il ballottaggio se lo meritano tutto la lettera struggente di Angelica e il tentativo di marciare sul deja vu dell’anno scorso, la risposta della macchina della verità all’asserzione di Luca Di Tolla che ammette candidamente di essere stato con più di cento donne, i tormenti d’amore nicchianti di Enrica a cui preferiamo tutta la vita uno spavaldo utilizzatore finale come Fabrizio, personaggio più in linea con la realtà che questo programma dice di ricercare ma che invece ripugna.
Signorini non si mette manco più l’abito da sera per onorare questo spettacolo triste di prima serata. Se continua così più che venire in jeans nelle prossime puntate si porterà un sudoku o un pc per snellire le mail a cui rispondere l’indomani mattina.
1. Nina ha scritto:
28 febbraio 2012 alle 12:12