Ad una puntata dalla conclusione, possiamo senza dubbio dire che Attenti a quei due è una scommessa vinta: raggiungere il 18% di share in tempi di magra e contro un colloso sempreverde come Zelig è un’impresa ardua, e invece la prima rete pubblica è riuscita a tenere testa al varietà comico di Canale5 con un prodotto tutto sommato godibile, tant’è che Mauro Mazza ha deciso di dare fiducia a Pasquale Romano, autore nonché produttore con la sua Toro, con due puntate aggiuntive, segno che l’obiettivo è stato centrato.
Ma è anche un’occasione sprecata. Il format infatti ha tutte le carte in regola per “sfondare” e diventare un caposaldo di Rai1, se solo l’azienda pubblica credesse un po’ di più in ciò che produce. Attenti a quei due è un prodotto sì godibile, ma piuttosto artigianale, con quel retrogusto anni ‘80, tra le famiglie bisognose e il voto del pubblico in sala, veramente poco attuale.
La sensazione è che non si è riusciti, o forse non si è proprio potuto chissà, a creare “l’evento” attorno alle sfide tra i due protagonisti, nonostante il programma si presti molto di più in tal senso piuttosto che in un amichevole e gioioso gioco tra amici e colleghi, il più delle volte artisticamente poco attinenti. Il risultato invece è l’ennesimo varietà tipico di Rai1, che indubbiamente convince lo zoccolo duro della prima rete, ma che allontana tout court i target più giovani, già piuttosto lontani. Un passo avanti e un passo indietro: se le precedenti edizioni soffrivano la ripetitività della conduzione di Max Giusti e Fabrizio Frizzi, stavolta, con i duellanti a rotazione, a risultare deboli sono invece le prove.
Curioso che si è abbandonata l’idea vincente di far confrontare i due artisti sulle trasmissioni di successo targate Rai, un’idea che si poteva peraltro “ampliare” allargando la rosa ai format della concorrenza, optando per delle classiche e tradizionalissime sfide di canto e ballo, condite con qualche apprezzabile diversivo tanto per non risultare troppo usuali.
Fragile anche il contorno, a partire dalla scenografia di Riccardo Bocchini, che inspiegabilmente ha fatto “terra bruciata” sul palcoscenico puntando esclusivamente sul fondale, un “dettaglio” che non può passare affatto inosservato visto che influenza a catena tutti quegli aspetti prettamente estetici di un programma. Nulla da dire invece sulla conduzione “a sottrazione” di Paola Perego, che svolge il ruolo di arbitro dirigendo senza problemi l’intera baracca, e gli interventi comici di Biagio Izzo, che spezzano la “monotonia” del varietà.
Il fatto è che viene da pensare che il problema di Attenti a quei due, come di tante altre produzioni dopotutto, più che autorale sia aziendale: se la Rai non inizia a delineare un piano editoriale serio e ben elaborato, che lasci tempo e spazio agli autori per studiare, analizzare e ponderare idee in santa pace, i risultati – nonostante le potenzialità dei format – saranno sempre e solo sufficienti.
1. amazing1972 ha scritto:
25 febbraio 2012 alle 16:01