12
febbraio

IL GENERALE DEI BRIGANTI: LA DISCUSSA FIGURA DI CARMINE CROCCO NELLA FICTION CON DANIELE LIOTTI

Il Generale dei Briganti

“Volevamo raccontare i problemi dell’unificazione d’Italia da un altro punto di vista, per approfondire il fenomeno del brigantaggio, una pagina della storia poco esplorata sia dal cinema che dalla letteratura”.

Con queste parole il direttore di RaiFiction Fabrizio Del Noce, ha presentato Il Generale dei Briganti, la miniserie in due puntate, in onda questa sera e domani in prima serata su Rai1.

La coproduzione Rai Fiction e Ellemme Group – come la recente miniserie Anita – rientra nell’ambito delle celebrazioni del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, e  racconta la vita di Carlo Crocco, un uomo dalla personalità forte e decisa, un personaggio dalle origini umili che, grazie ad un’intelligenza fuori dal comune, è divenuto nel tempo l’archetipo del brigante risorgimentale. La sua figura, tuttora al centro di pareri discordanti – c’è chi lo considera un carnefice e chi un eroe popolare – ha affascinato intere generazioni.

A dare il volto a Crocco, ribattezzato da tutti “Il Generale dei briganti”, l’attore Daniele Liotti. Nel cast della fiction, diretta da Paolo Poeti che firma il soggetto con Antonio Ferraro e la sceneggiatura con Giovanna Koch e Carlo Felice Casula, anche Raffaella Rea, Danilo Brugia, Christiane Filangieri e Massimo Dapporto.

Ecco la ricca e avventurosa trama, nella quale, alla figura storica di Crocco, vengono affiancati numerosi personaggi di finzione, fondamentali nel creare gli intrecci necessari allo sviluppo di una fiction destinata alla grande platea televisiva:

Nel 1860 Garibaldi sbarca in Sicilia con i Mille accelerando il processo di unificazione nazionale. Nel Meridione lottano al suo fianco contro il dispotismo Borbonico anche molti “briganti” che, in seguito, delusi dal nuovo governo italiano, lo contrasteranno subendo una sanguinosa repressione. Il più temuto capobanda si chiama Carmine Crocco. La storia parte nel 1864 nel Vulture, in Basilicata. Due uomini si cercano per una resa dei conti mortale: Mariano Aiello (Danilo Brugia), deputato napoletano del governo unitario e Carmine Crocco (Daniele Liotti) brigante lucano che nel 1860 aiutò i garibaldini a liberare la sua regione dal giogo Borbonico in cambio della promessa di libertà e riscatto sociale. Fu proprio Mariano, fervente mazziniano, a convincere il brigante e la sua banda a passare dalla parte dei democratici unitari per liberare la Basilicata. Ma ora quell’amicizia si è spezzata e volontà di vendetta per un presunto reciproco tradimento anima quei due cavalieri che si cercano nei boschi del Vulture. Ripercorriamo tutta la vicenda che conduce a quell’appuntamento finale. Il caporale Carmine Crocco (Daniele Liotti), povero pastore lucano arruolato nell’esercito borbonico per sottrarsi alla fame, torna a casa da Napoli a Rionero del Vulture per sposare Nennella (Raffaella Rea) ma trova la giovane sorella Rosina (Larissa Volpentesta) sfregiata. Chiede ragione. È stato uno spasimante respinto. Crocco lo affronta e lo uccide senza sapere che era un potente della zona, il figlio del conte Guarino (Massimo Dapporto) che già tanto dolore ha portato in passato nella sua famiglia. Crocco è costretto alla macchia per evitare la ritorsione e la condanna a morte. Diventa brigante. Conosce il medico Mariano (Danilo Brugia), che a Napoli sta curando sua madre morente ed è innamorato proprio della figlia del conte GuarinoGiuseppina (Christiane Filangieri). Carmine viene convinto alla causa unitaria. In cambio avrà il perdono, a Mariano lo ha promesso Garibaldi (Thierry Toscan) in persona, una volta fatta l’unità e cacciati i Borboni. Crocco combatte contro i legittimisti borbonici. Userà la tecnica del mordi e fuggi, una tecnica da guerriglia ante litteram. Colpire con agguati a sorpresa e rifugiarsi nei boschi della sua terra. La duplice storia d’amore quella di Carmine con Nennella e quella di Mariano con Giuseppina, si intreccia indissolubilmente con gli eventi drammatici del momento. Nennella diventa brigantessa per stare vicina al suo uomo e avrà da lui una figlia. Giuseppina si unirà ai rivoluzionari, dopo conflitti laceranti con suo padre il conte Guarino.

È la fine del 1860. L’unità d’Italia è fatta. Ma la speranza di Crocco di tornare a una vita normale sarà vanificata. Quando si presenta a Rionero per ricevere gli onori dovutigli, con il tricolore che drappeggia il suo cavallo e i suoi uomini al seguito, il nuovo prefetto, il conte Guarino in persona, passato con i Piemontesi, lo informa che dovrà essere processato per i crimini commessi in precedenza che non gli sono stati condonati. Carmine Crocco, malgrado l’appoggio della popolazione che lo riconosce come eroe, come vero liberatore, uccide il suo nemico Guarino e torna di nuovo alla macchia deluso ma non rassegnato. Di nuovo sarà brigante. Da quel momento penserà solo a se stesso e a Nennella. Parteciperà dalla parte sbagliata a quella specie di guerra civile che dopo l’unità, ancora per anni, insanguinerà tutto il meridione d’Italia. Nel 1864, la repressione del brigantaggio da parte dei Piemontesi porterà Carmine Mariano a ritrovarsi su fronte opposto, decisi ambedue a un confronto mortale. Ma l’amicizia nata nel tempo è più forte del rancore. Il duello non avrà luogo, sarà solo un amaro confronto tra due uomini che, prima di separarsi, ammettono di non aver realizzato il loro sogno. Crocco dopo qualche tempo viene catturato e condannato a morte. Ma Mariano riesce a salvargli la vita e tramutare la condanna in carcere a vita. Sarà proprio lui l’amico di un tempo che con Nennella, accompagna Carmine all’imbarco per il penitenziario dove sconterà la sua pena.

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4 Commenti dei lettori »

1. pippo ha scritto:

12 febbraio 2012 alle 17:38

Nel frattempo l’Istituto della Reale casa di Savoia, per bocca dei responsabili del nobile casato, si dissocia da questa fiction.



2. santarsiero rocco ha scritto:

12 febbraio 2012 alle 23:50

io sono lucano e mio nonno mi raccontava storie interessanti sull origine di carmine crocco e la sua banda .per fare un film devono raccontare la verita sul sud come venivano sfruttati dai piemontesi compreso dai savoia e nei paesi facevano stragi tutto questo e documendato



3. Il cuore muove ha scritto:

13 febbraio 2012 alle 01:41

Ho visto pochi minuti…inguardabile, recitazione e fotografie pessime, cast di contorno amatoriale, trama scollegata e confusa, regia inesistente.



4. Mariano Santojanni ha scritto:

13 febbraio 2012 alle 10:08

Perchè il film “Li chiamarono riganti” di Squitieri non si è mai visto? A chi dava fastidio?



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