La domanda è secca. Durante una performance, qualcuno ha mai scopato sul palco dell’Ariston? No, dimenticate il video hard di Belen Rodriguez e toglietevi dalla testa un’orgia di gruppo con i direttori d’orchestra. L’artista che per prima si mise a ramazzare a Sanremo fu l’eclettica Marinella, sensuale quanto una Rosy Bindi vestita da Sbirulino. Era il 1981 e l’edizione di quell’anno era presentata da Claudio Cecchetto, Eleonora Vallone, Nilla Pizzi e Franco Solfiti. Un quartetto così omogeneo ed affiatato da far rimpiangere la conduzione nonsense dei quattro figli d’arte (Celentano, Dominguin, Quinn e Tognazzi, edizione 1989).
Con un terribile fiocco giallo, calzini color canarino e un completino quadrettato degno del peggior grembiule di Casa Clerici fa la sua apparizione sul palco Marinella, cantante bolognese che vanta la stessa acconciatura di Riccardo Cocciante. Definita un’artista disimpegnata, comica e quasi goliardica, Marinella si fa accompagnare nella sua performance trash da una scopa, un giocatore di football americano, due pensionati e una futura acquirente degli abiti sottoveste disegnati da Valeria Marini. Tutti assieme eseguono una coreografia così impegnativa che al confronto il balletto di “Ai se eu te pego” è il “Lago dei Cigni” di Ciaikovskij.
Il pezzo si apre con una frase alla Flavia Vento e con l’intenzione di “far guerra alla guerra” (per la serie “sono per la pace e per questo ti corco de botte”) e prosegue con un profetico “mi piacerebbe capire più di niente, quando un ministro parla alla gente”. Ecco, cara Marinella, saranno passati anche 31 anni, ma ti garantiamo che è meglio non capire un tubo dei discorsi dei membri del governo piuttosto che decifrare frasi tipo “chi si laurea a 28 anni è sfigato”, “il posto fisso è un’illusione” e “i giovani vogliono stare con mamma e papà”.
Fra una scopata e l’altra la nostra amata cantante conclude la sua esperienza al Festival agguantando un discreto settimo posto. Inciderà, sempre nel 1981, la sigla della prima edizione di “Bim Bum Bam” e sarà ad un passo dal dare la voce alle sigle dei cartoni animati di Canale 5, ruolo poi affidato a Cristina D’Avena. Dopo il 1985 di Marinella si perdono le tracce, evidentemente deve aver preso sul serio il suo “lascia stare, ma chi te lo fa fare” e ripetendoselo come un mantra ha abbandonato definitivamente le scene. Se lavorasse in un’impresa di pulizie sarebbe il massimo e nessuno potrebbe dire che “Sanremo è solo una fabbrica di illusioni”. Sciarelli, ce la trovi?
1. MisterGrr ha scritto:
13 febbraio 2012 alle 17:36