Come da tradizione con il numero di Sorrisi dedicato al Festival di Sanremo conosciamo meglio le canzoni che si sfideranno sul palco dell’Ariston (qui un assaggio della scenografia). La vittoria di Roberto Vecchioni nella passata edizione non ha fatto altro che ribadire la centralità della parola nel momento musicale, persino in quello che per anni è stato marchiato come il tempio della canzonetta.
Sarà così anche questa volta? Il miglior testo o la creazione poetica più brillante riusciranno a sconfiggere il tormento dell’abbinamento canzonetta-festival? Bando alle ciance, spazio ai contenuti. Ad una prima occhiata spicca sicuramente per originalità di prospettiva il brano di Samuele Bersani (Un Pallone), talento non nuovo a combinazioni di immagini sofisticate e particolari. Non delude Francesco Renga (La tua bellezza): testo in fondo semplice (è un canto alla bellezza) con una forza creata da un bell’accostamento di immagini quotidiane ma potenti.
Taglio col passato, rottura con lo stile da suoneria nerd per Arisa (La notte) che si presenta in una nuova veste artistica e musicale valorizzando a tutto tondo la sua finestra privilegiata sul mondo femminile. Conforme alle grandi aspettative la scrittura di Eugenio Finardi (E tu lo chiami Dio) con un testo dedicato alla riflessione sul senso di Dio che ha sicuramente delle atmosfere interessanti. Pregevole anche la composizione di Davide Van De Sfroos per Irene Fornaciari (Grande Mistero).
Molti più temi sociali e canzoni impegnate. A partire dallo sguardo che Lucio Dalla e Pierdavide Carone (Nanì) portano nei margini periferici della prostituzione; un amore impossibile per una donna da marciapiede, ma soprattutto la solitudine della condizione umana: tra queste coordinate si muove l’asse originale creato tra i due cantautori. Coraggioso quanto basta l’altro tandem anomalo del Festival, quello formato da Gigi D’Alessio e Loredana Berté (Respirare).
Importante la scelta di cantare a proprio modo il problema della precarietà sia da parte di Dolcenera (Ci vediamo a casa) sia di Emma Marrone (Non è l’inferno), che porta sul palco il testo scritto da Checco dei Modà. Breve ma intensa la lettera di educazione sentimentale che i Marlene Kuntz indirizzano ad un ipotetico figlio (Canzone per un figlio).
Più nel solco della tradizione con il canto all’infinito, al bacio, al destino i testi di Chiara Civello (Al posto del mondo) e dei Matia Bazar (Sei tu). Non troppo lontane dalla traccia sanremese nemmeno Noemi (Sono solo parole) e Nina Zilli (Per sempre), nonostante qualche apertura più tormentata all’introspezione. Nel complesso una qualità lirica crescente, già anche al cospetto della prima edizione targata Morandi.
1. lilo ha scritto:
9 febbraio 2012 alle 12:18