Andrà in onda questa sera alle 21,10 su Canale5 Il Delitto di Via Poma, il film tv sull’omicidio di Simonetta Cesaroni, l’impiegata ventiduenne uccisa in un elegante palazzo del quartiere Prati a Roma nel lontano agosto del 1990 (per la cronaca, è lo stesso complesso in cui vivono Maurizio Costanzo e Maria De Filippi). Una morte avvolta per anni nel mistero e che soltanto lo scorso gennaio ha visto la condanna dell’allora fidanzato della Cesaroni, Raniero Busco, a 24 anni di reclusione.
In attesa del verdetto della Corte d’Appello, arriva tra mille polemiche il film prodotto dalla Taodue di Pietro Valsecchi. Protagonista è il commissario Niccolò Montella, interpretato da Silvio Orlando, un personaggio di fantasia, impegnato in poco più di 90 minuti a ricostruire oltre vent’anni di errori, depistaggi e misteri. Co-protagonista della serie è Giulia Bevilacqua, volto noto delle fiction Taodue, cui spetta il ruolo di Paola Cesaroni, sorella della vittima, che con forza e tenacia da anni cerca la verità sulla morte della giovane Simonetta, interpretata nel film tv da Astrid Meloni.
Il Delitto di Via Poma si presenta come un racconto romanzato di quei fatti. Insieme all’ispettore Montella e a Paola Cesaroni, vedremo sfilare i principali protagonisti di questa intricata vicenda, dal portiere dello stabile Pietrino Vanacore (Giorgio Colangeli), morto suicida nel 2010 in circostanze ancora da chiarire, a sua moglie Giuseppa De Luca (Rosa Pianeta); vedremo gli alibi di Raniero Busco (Fabio Traversa), le intercettazioni per arrivare alla verità, gli interrogatori agli impiegati dell’ufficio, ai suoi direttori, alle persone che abitavano in quello stabile. Ed ancora Federico Valle (Luca Cimma), il nipote dell’anziano architetto residente nel palazzo, che nel ’92 fu indicato da un presunto testimone, il pluri-truffatore austriaco Roland Voeller, come il possibile assassino di Simonetta.
Si racconterà il mistero dell’arma del delitto, il tagliacarte della segretaria Maria Luisa Sibilia, scomparso giorni prima e riapparso per magia sul suo mobiletto la notte del delitto. Le telefonate fantasma partite da quell’ufficio alle 8 e alle 11 di sera, cinque ore dopo che Simonetta era stata uccisa; il sangue della vittima asciugato da un misterioso pulitore; e poi il ritrovamento, avvenuto anni dopo, del reggiseno, dei calzini e del top che il cadavere aveva indosso, repertati prima della autopsia e mai richiesti da giudici e avvocati durante i processi. Un groviglio di mezze verità e omissioni, che ancora oggi lasciano un’ombra pesante sulla vera identità di chi, in quel caldo e afoso pomeriggio romano, tolse la vita a Simonetta.
Nel film, inizialmente previsto per il 23 novembre e poi rinviato a questa sera a seguito dell’esposto da parte dei legali di Raniero Brusco (poi ritirato con la decisione della rete di posticipare la messa in onda), è presente inoltre una forte componente umana, non meno importante dell’intrigo. Una parte nella quale viene narrato il dolore e la rabbia della famiglia della vittima, costretta a fare i conti con la vita quotidiana senza la persona amata e a non trovare la tanto attesa giustizia. Un racconto che secondo lo sceneggiatore e regista Roberto Faenza, i media in genere non raccontano mai, perché non fa notizia o non appaga istinti morbosi.
Lo stesso Faenza ha specificato di essersi affidato a tutti gli atti giudiziari sul delitto per raccontare un omicidio ricco d’interrogativi irrisolti. Se nell’inchiesta in corso si è arrivati alla condanna di Busco, nella fiction l’assassino non c’è. «Il colpevole è la giustizia italiana», sostiene il regista, convinto del fatto che il killer di via Poma «sia qualcuno che va protetto».
1. leo ha scritto:
6 dicembre 2011 alle 19:01