Credevi davvero di poter giocare da casa al tuo quiz preferito via sms? In verità acquisti soltanto un’informazione o una curiosità sul tuo programma preferito. Una volta erano soltanto le tv locali a proporre ai telespettatori domande dalla semplicità imbarazzante, legate a numeri telefonici particolarmente costosi; una formula di gioco che, oltre ad essere ai limiti della legalità, ha da sempre dato vita a prodotti televisivi di dubbio gusto. E il telespettatore attento, che fa già fatica a tollerare questi pseudo-quiz sulle piccole emittenti, non riesce a contenere l’indignazione osservando come da qualche anno anche le tv nazionali ne siano state contagiate.
Tutto ebbe inizio con il televoto, per il quale vennero istituiti i primi numeri a tariffazione speciale (leggi qui), che si estesero poi alla ricezione di news, previsioni del tempo e servizi simili. Da un paio d’anni questi “numeri brevi” spuntano come funghi anche all’interno dei quiz nostrani, proponendo meccanismi sempre più simili a quelli delle lotterie. Il presupposto per partecipare alle estrazioni, infatti, non è l’abilità nel riuscire a fornire una soluzione esatta quanto, piuttosto, il digitare un numero ed inviare un sms e, conseguentemente, pagare. Ne è un esempio “Chi vuol essere milionario” dove a vincere la shopping card in palio è un fortunato estratto tra tutti coloro che hanno provato a rispondere ad una specifica domanda, sempre più banale, posta da Gerry. Ma, attenzione, non è importante indovinare la risposta, conta solo l’aver inviato l’sms. La stessa regola vale anche per gli altri programmi, in onda su tutte le reti.
Il motivo risiede in un’escamotage legale trovato dalle aziende che promuovono questo tipo di “interattività telefonica”. La legge italiana, infatti, non consente di istituire un concorso a premi i cui partecipanti paghino per concorrere alla vincita (ad eccezione, appunto, delle lotterie organizzate dai Monopoli di Stato). La partecipazione dev’essere dunque gratuita ma è possibile legare l’assegnazione di un premio all’acquisto di un particolare prodotto o servizio, “ovviamente a pagamento”. Ed è proprio questa la possibilità che viene sfruttata. Il telespettatore che invia l’sms con la risposta, qualunque essa sia, acquista automaticamente un contenuto digitale (di solito un sms contenente informazioni sul programma, in altri casi un link ad una suoneria o ad un gioco elettronico) e l’estrazione del premio è legata proprio all’avvenuto acquisto di tale contenuto.
Ne consegue che non è possibile escludere coloro che hanno fornito una risposta sbagliata, proprio perché il premio non è in alcun modo collegato alla domanda rivolta ai telespettatori. Peccato che questi ultimi non lo sappiano e che non venga spiegato loro in modo chiaro. Quanti sono davvero interessati all’acquisto di un contenuto digitale? Sarebbe bello che la tv, anziché emulare (seppur legalmente) gli organizzatori di riffe, concentrasse di più le proprie energie nella produzione degli unici contenuti che tutti si attendono davvero: quelli televisivi.
1. Lele ha scritto:
17 aprile 2009 alle 06:55