Non se ne può più, la misura è davvero colma. Chi tra i telespettatori del Grande Fratello riesce ancora a divertirsi con quella che ormai è solo un’ombra di un reality venga alla luce e ci illumini. Abbiamo capito che davanti alla tv, stando ai dati di fonti autorevolissime di ricerca, è rimasto un pubblico che sicuramente non pretende di vedere in prima serata gli esperimenti di psicologia sociale di Milgram applicati ai concorrenti del gioco. Ma l’asilo Mariuccia è davvero troppo: non si ride, non si piange, non si riflette e si vive di maniera prendendo qua e là spunti da format più o meno collaudati.
I telespettatori che non si sono consegnati a Fiorello (trasfigurato in Messia e manna da questo deserto di creatività) hanno dovuto subire l’ennesima serata di sentimentalismi vacui misti a scenate grottesche, che nemmeno Katia e Valeria nella parodia di Uomini e donne (e ripeto Uomini e donne, mica L’insostenibile leggerezza dell’essere di Kundera) potevano immaginare.
Non si contano più le prove settimanali arzigogolate intorno allo stesso concept: denudare in qualche modo i concorrenti e accoppiare un giochino assolutamente privo di spessore e persino di divertimento. Chi come noi si è stancato di dover fingere suspance o spasso di fronte agli indovinelli da gita in bus di scuola materna parli adesso o taccia per sempre. Il budget della spesa stavolta è stato assegnato ai ragazzi tramite un gioco che, con un po’ di imbarazzo descrittivo, raccontiamo a chi se lo fosse perso.
Tre concorrenti sulla sella di tre bici dislocate per case alle prese con un’ideale pedalata per la città eterna. Il GF assegna il budget completo, 360 euro, premiando l’intelligenza, così è stata spacciata dalla conduttrice, dei tre provetti inquilini di Cinecittà, capaci (udite bene!) di nominare 5 luoghi o personaggi di Roma per ciascuno. Un nome, cose e città posticcio, che suscita ancora più interrogativi se conditi dall’ingenuità di scena di Alessia Marcuzzi, che continua a fare la brava ragazza da anni Ottanta nel ‘peggiore bar di Caracas’ del 2011.
Floriana, studentessa di giurisprudenza che vive nella capitale, spazia dall’Ara Pacis a Piazza Sempione. Kiran, e qui la Marcuzzi con l’ennesimo sorrisetto, le mossette e l’ applausino di complimento, inanella con una maestria incredibile 5 nomi relativi addirittura a Città del Vaticano. Per chi non apprezzasse lo sforzo consideri che la prova di cultura il bergamasco l’ha sostenuta addirittura con la farina che gli cadeva dal soffitto sul corpo. Il pubblico in studio applaude questa impresa immane, quasi un’ovazione (ovviamente forzata). Ci manca solo la gente che dia la pappa ai bambini facendo l’aeroplanino.
Le ragazze in costume in posizioni ammiccanti con tanto di zoom di telecamera, il principe indiano tarocco con la riedizione dell’albero della Cuccagna, tra il sottofondo di ammonimenti asincroni, confronti inverosimili, stucchevoli approfondimenti e prese di posizione. Dire che l’escluso Filippo è l’unico protagonista di stagione rende l’idea della povertà di quest’edizione.
Ogni aggettivo a questo siparietto, ma abbiamo scelto solo il momento più eloquente della puntata per criticare questo low cost di bassissime pretese spettacolari, risulta superfluo. Mediaset non può continuare ad affidare a questo intrattenimento la sua missione di tv popolare.
1. ariel ha scritto:
29 novembre 2011 alle 13:14