Very little (visto il trend di netto calo di Quelli che il calcio) Victoria, salutata come il vento di rivoluzione da tutta la stampa progressista, che alla Ventura non aveva mai perdonato le origini lelemoriane e l’abbinamento con il genere reality nella televisione di Stato, con il peso del sentirsi donna Rai e con una stagione tutta in salita, in cui gli esami non finiranno mai, si sbottona alla stampa sulle pagine del settimanale A.
Al colpo di partenza lo sprint di Victoria Cabello era sembrato buono: buone performance Auditel e consenso unanime al suo mood molto poco istituzionale ma originale. Con il passare delle settimane lo spettro della circoscrizione alla nicchia, che aveva portato l’ex direttore Liofredi ad opporsi al suo passaggio sul due, si aggira sempre di più e la donna del pallone di Raidue sembra esserne perfettamente cosciente.
“Nello scegliere me la Rai ha dato un segnale interessante, di coraggio. Io sono abituata ad andare in fondo se vinci o se perdi. [...] Ci sono stati tanti flop in passato. Anche io ho avuto momenti sfigati. [...] Le critiche possono fare piacere e anche molto male, fa parte del gioco. Come dicono gli inglesi ”if you don’t like the heat gey out of the kitchen” (se non ti piace il caldo esci dalla cucina).
Sapevo che il confronto con la Ventura sarebbe stato tosto. Sono entrata in maniera un po’incosciente. Ho avuto tre ore per decidere se accettare. Ma alla fine penso: è solo televisione. Non muore nessuno”.
Molto riconoscente al direttore di rete D’Alessandro di cui elogia il grandissimo spirito di abnegazione, anche perché l’inconciliabilità con Liofredi davanti allo scarso 8% avrebbe sollevato più problemi di equilibrio interno di quanto già non succeda con questa gestione più amica. L’ha confermato anche Simona Ventura del resto che con queste cifre si sarebbe parlato di flop e chiusura già solo un anno fa.
Eppure tra le due donne che si sono passate il testimone di Quelli che il calcio sembra esserci stato un grandissimo feeling sin dal primo istante dell’interregno. Se la Ventura aveva confessato di non potersi sottrarre ad alcune logiche di rete la Cabello sfida l’opinione pubblica e il qualunquismo sulla Rai augurandosi che prima o poi qualcuno dall’alto le mandi una segnalazione, magari qualcuno di veramente impresentabile, in pieno stile parodia da Boris.
Scelgo personalmente gli ospiti. Possono passare sul mio cadavere. Sono abituata a difendermi e a lottare. Anzi non vedo l’ora che mi piazzino qualche ospite per inventare la rubrica ”Per la serie: imposto dalla Rete”. Giuro che lo faccio: l’ironia è la salvezza.
Ma soprattutto come spiega la Cabello il suo approdo in Rai (ente così burocratico da ricordarle il catasto) lei che si dichiara una donna fedele alla sinistra, scevra di santi in Paradiso (nemmeno il suo agente Luca Caschetto che dice di vedere molto poco) e profonda sostenitrice della meritocrazia, che lei stessa riconosce poco applicato in Italia?
“Mai avuto santi in Paradiso. Mai sposato un partito. Credo nel lavoro. Formazione anglosassone: farsi il culo (sic!). Vorrei che l’Italia, più che la tv e la Rai, risolvesse il problema alla base. [...] A Mtv farsi raccomandare è impossibile. La7 è una tv abbastanza pulita, ma avuto la sensazione di lavorare con gente spinta. In Rai sto adottando un metodo: chiudersi dentro”.
Come a dire che è bello sentir parlare di sé come presentatrice di nicchia e che per lavorare senza pressioni bisogna non essere arrivati a propria volta a seguito di una pressione, come un rivendicare che quando non si hanno scheletri nell’armadio il problema della ricattabilità e del compromesso vengono aggirati con facilità.
Al di là di come la si pensi e di come andrà a finire l’esperimento Cabello alla domenica la peperina con la coda segue un po’ il filone venturiano della donna che non vuole essere considerata come ingranaggio dell’establishment, come voce e volto libero rispetto a tutto un sottobosco di conduttori che, con l’alibi del garbo, sono stati irretiti dal sistema.
1. luke ha scritto:
17 novembre 2011 alle 16:25