Massimo Giletti, conduttore che nella domenica di Raiuno che muta di anno in anno, si è ritagliato la sua bella fetta di pubblico resistendo a tutte le burrasche interne ed esterne alla rete, forte della conferma come cavalcatore dei manicheismi italiani, di cui la sua Arena è testimonianza emblematica, già a livello scenografico, attraverso le pagine di Oggi rivela il sogno del balzo all’approfondimento con la a maiuscola.
Come se a questo punto della carriera gli mancasse quell’emancipazione da uomo di infotainment a giornalista di peso, quelli che con la loro autorevolezza conquistano il sostegno dell’opinione pubblica più colta e che ogni tanto si concedono il piacere degli editoriali. Nella sua lunga pagella alla televisione a lui contigua per genere e per controprogrammazione questa voglia di cambiamento Giletti fa fatica a celarla.
Si definisce un allievo di Gianni Minoli e riabbracciando le radici del mentore si candida con piacere ad un programma stile Mixer. In fondo nemmeno un Annozero gli dispiacerebbe, infatti, proprio a proposito di Michele Santoro dichiara:
“In Servizio Pubblico Santoro interpreta se stesso: d’impatto, teatrale, provocatorio. Ma la sua assenza in Raidue fa tristezza. Michele alcune volte si fa demiurgo, ma la sua professionalità non si discute. Il suo Annozero apriva orizzonti diversi e faceva il 20 per cento di share su una rete che ora ne fa la metà.”
Seguendo a ruota libera col pensiero un elenco di protagonisti legati o all’apprezzamento dei radical chic o popolari presso la grande opinione pubblica Giletti non si risparmia al gioco della torre, con tanto di motivazione. Nella lotta vecchio-nuovo a Quelli che il calcio ad esempio si schiera con l’ex padrona di casa. Il giudizio sulla Cabello non è per nulla diplomatico, nei giorni in cui la reggenza della Very Victoria inizia a scricchiolare:
“I numeri di Simona erano più alti, Victoria è brava e intelligente ma è portata per altro”
La tv di nicchia lo fa riflettere, il desiderio è quello di rimanere fortemente popolare ma di aggiungere una caratura di prestigio al suo curriculum da giornalista. La conferma arriva dal fatto che stimi Bruno Vespa e Giovanni Floris, parimenti celebri anche se ognuno a suo modo. Non sembra interessato a tipologie di approfondimento sullo stile di Lucia Annunziata, a cui riconosce comunque una grande competenza nel condurre interviste ben mirate.
Sui dirimpettai di Mediaset non si sofferma più di tanto, evita soprattutto di entrare in polemica diretta con il volto principe di Video News, Claudio Brachino, diretto avversario di segmento nel pomeriggio del dì di festa. Non si esime però dal guardare con una certa perplessità alla politica editoriale del Biscione, incapace a suo dire di trovare un vero antagonista per l’approfondimento di seconda serata degno della storia di Vespa. Di Alessio Vinci dice:
“è stato catapultato in un mondo che non gli apparteneva”
Osservazioni spesso condivisibili sul piano dell’analisi spicciola delle principali dinamiche dell’informazione e dell’intrattenimento in in periodo così tormentato e ricco di prospettive incerte. Non sfugge però, oltre al profondo rispetto per l’operato del direttore di rete Mauro Mazza, a cui dice di dovere molto, questa proposta di restyling.
E se, considerati i venti, la candidatura di Giuliano Ferrara a erede di Michele Santoro diventa forse più improbabile perché escludere a priori il nome del popolare conduttore, considerata anche la fuoriuscita di Antonello Piroso dal gruppo dei papabili, nome più volte avanzato come idea alternativa al gruppo di Annozero?
1. MisterGrr ha scritto:
10 novembre 2011 alle 12:54