Di C’è posta per te, certosina rappresentazione di quell’Italia che lo guarda e che si autoriflette, diciamo apertamente che la parte meno convincente è stata sempre quella che forzatamente ha adattato le proprie storie alla necessità di farcire la puntata con ospiti importanti, mediaticamente rilevanti nel momento di messa in onda o semplicemente popolari evergreen. Il culmine del senso di artificiosità dell’intervento del personaggio famoso però Maria l’ha toccato ieri sera.
E non parliamo del video di Belen, non siamo stai mai moralisti arcigni nelle analisi televisive e men che mai lo saremo in questa circostanza. Anche perché, come sottolineato da Fabrizio Corona, il video è solo un gioco intimo di una ragazza strabordato postumamente per dinamiche esterne. Ci riferiamo piuttosto al paradosso interno che la busta ha messo in scena in maniera lampante. Nel programma che meglio cristallizza il conservatorismo dei valori arrivano due personaggi moralmente sotto accusa, anche se per motivi nettamente diversi, che non è nostra intenzione mettere sullo stesso piano.
Se Belen Rodriguez porta con sé lo strascico di mille vicende ancora poco chiare, e lo scandalo del videotape è solo la punta dell’iceberg, Ezequiel Lavezzi è balzato alle cronache dei giornali per vicende non sicuramente di merito sportivo. La notifica, recentissima, di un avviso di conclusione delle indagini preliminari, secondo quanto riportato dal Corriere del Mezzogiorno, ha raggiunto il fuoriclasse partenopeo a cui vengono contestati i reati di violenza privata e lesioni per una zuffa che risale a dicembre.
Premesso che i risvolti penali, attribuibili eventualmente solo al Pocho, sono tutti da dimostrare e che questa nostra analisi non tende assolutamente al giustizialismo mediatico, quello che invece vogliamo sottolineare è il buco che si apre nel muro della percezione di credibilità che la Castigatrice ha costruito attorno al suo format principe del prime time in maniera quasi ossessiva.
Se già con fatica trovava la sua ragione narrativa l’idea di spalmare gli idoli delle tifoserie calcistiche italiane, che, per carità, sono anche molto esposti a livello di campagne sociali (due nomi su tutti: il capitano dell’Inter Zanetti o della Roma Totti), in mezzo ad aperture drammatiche sulle vicende dell’Italia che soffre per malattie, lutti, difficoltà relazionali, orgoglio inflessibile, il tandem dell’ultima puntata porta all’ennesima potenza il dubbio sull’opportunità del vip nel people show.
Scongiuriamo, a scanso di equivoci, anche il demagogico equivoco che potrebbe vedere dietro ai nostri dubbi una demagogica critica al mondo dei calciatori. Non è quello il nostro obiettivo analitico. Come reagirebbe il popolo di Maria, spesso lontano dai circuiti dell’informazione più dettagliata, sapendo che la Rodriguez e il Pocho sono invischiati in vicende così delicate?
Ma soprattutto se la narratologia della favola, del sogno e della sorpresa esclude dalla trasmissione l’Italia dei cassintegrati, del razzismo, dell’omofobia, delle contrapposizioni ideologiche per non turbare gli osservatori (ricordate le polemiche sul trash pruriginoso dei siparietti del postino Maurizio?) proponendo una filosofia della consolazione che propone modelli positivi, non è strano trovarsi dalla parte dei buoni due personaggi che nella stessa settimana la morale manicheista metterebbe dalla parte dei cattivi?
La scelta di Belen, un colpaccio col senno di poi, ad inizio puntata, in un format modulabile che sceglie liberamente la scaletta, è casuale o piuttosto straniante? Lavezzi può diventare un ‘regalo’ solo perché idolo per acclamazione popolare calcistica?
1. Matteo ha scritto:
16 ottobre 2011 alle 17:39