Vittorio Sgarbi, piaccia o meno, è uno di quei personaggi che in televisione garantiscono sempre qualche dichiarazione interessante. Nella sua ospitata nello spazio di Brachino a Domenica Cinque per una volta è una sua rivelazione non da urlo a risuonare nell’assiepato circolo degli opinionisti, quei soliti noti che a turno ti ritrovi a parlare più del meno che del più.
E’ uno Sgarbi col freno a mano quello che si immola all’analisi collettiva degli astanti che riflettono sui suoi mille volti: politico, critico d’arte, polemista. Nel suo giorno nessuno riesce a fargli superare la soglia dei decibel con qualche invettiva ma c’è comunque una chicca che il buon Vittorio non lesina nel dibattito, che la dice lunga su alcune politiche di gestione delle reti negli ultimi anni.
Quando gli si fa notare che sarebbe bellissimo poterlo avere come critico d’arte anche in una piccola rubrica, in quella che potrebbe essere una sorta di risposta all’angolo d’arte di Che tempo che fa, non ha problemi a tirare le orecchie ai vertici della rete che lo sta ospitando. Il buon Vittorio dichiara di aver venduto cento pillole d’arte da cinque minuti, anche ad un prezzo discreto, a Mediaset, che poi non le ha mai trasmesse.
Rivela anche di essersi dovuto rifugiare in una rete locale per fare il mestiere che gli riesce meglio, la critica dei grandi capolavori artistici italiani, opportunità che le reti Mediaset recentemente non gli hanno mai concesso, ma che forse nell’ottica di una televisione generalista che sta tornando a livellarsi al rialzo potrebbe essere riconsiderato.
In fondo una rubrica di cinque minuti, e con una bella dose di contenuti, non crediamo possa alterare gli equilibri della rete, e forse può restituire una credibilità culturale all’ammiraglia sempre più disertata da quella parte di cittadini che collegano identità di rete e riferimento politico-economico dei vertici.
E’ pur vero che un Vittorio Sgarbi spiattellato a destra e manca a fomentare beghe di vario tipo dovrebbe sicuramente mettersi alla prova della reazione in un Paese in cui difficilmente alto e basso vengono riconosciuti come elementi di conciliazione, nello stesso mondo catodico che ha sonoramente bocciato l’esperimento in prima serata dello Sgarbi che ha portato in scena la sua testa già mozzata.
1. WHITE-difensore-di-vieniviaconme ha scritto:
9 ottobre 2011 alle 16:59