Perfetto emblema di quello che la letteratura televisiva definisce surrogato di ritualità, specchio di un’Italia periferica dolente che vive ai margini dei cambiamenti e delle transizioni o che, peggio, subisce nella forma più drammatica realtà ormai consolidate come separazioni e allontanamenti, divorzi e abbandoni, trasgressioni di tutto quel codice di valori su cui C’è Posta per te basa da ormai 14 edizioni la sua forza narrativa. Novità in vista? Forse solo quella di Gianfranco Apicerni come nuovo postino.
Difficile trovare in televisione una trasmissione d’intrattenimento rimasta così uguale a se stessa. Indenne all’usura del tempo e della frammentazione Maria De Filippi ritorna nelle famiglie italiane, quelle che il sabato sera lo trascorrono in casa, con le storie di sempre e lo schema fortissimo di azione. Antonella Clerici, costretta a scendere in campo in controprogrammazione, ha già messo le mani avanti parlando del suo Ti Lascio una Canzone come format indebolito.
La Sanguinaria intanto non concede nulla (nonostante le voci sempre più insistenti che la accoppiano virtualmente alla Clerici sul palco dell’Ariston) e, grazie alla comodissima formula modulare del programma che le consente di calibrare al meglio la propria scaletta, gioca un bruttissimo scherzo alla boccolosa di Raiuno mettendogli contro la sua ossessione, l’incubo e la nemesi che l’ha strapazzata più volte: Gabriel Garko, più volte ospite di Maria, l’unico ad aver osato l’inosabile di mettere eroticamente in imbarazzo la ‘conduttrice meno narcisa della tv’ con un bacio in puntata.
In pieno stile liturgia la De Filippi ricalca la prima puntata della scorsa stagione che proprio sul cavallo di razza da fiction aveva puntato tutto. E per non mancare in nulla alla trascrizione di quegli schemi che alla prima puntata vogliono sempre l’ospite di richiamo internazionale (nel 2009 fu Julia Roberts, nel 2010 invece David Beckham) lo zucchero che non guasta bevanda è l’aggiunta di Robert De Niro, speriamo meno spudorato che a Sanremo nel mostrare la sua insofferenza per questi tour obbligatori a scopo promozione.
Tanto di cappello alla capacità di Maria di ascoltare e di produrre uno spaccato genuino della parte del paese che è più congeniale al suo stile di televisione. Siamo pronti a un nuovo ciclo di ricongiungimenti riusciti e lacerazioni che non guariscono, tutte con il minimo comune denominatore di protagonisti che non hanno strumenti sociali e culturali per esprimersi e che riescono a dire nella magia intima di un meccanismo comunque mediatico quello che più facilmente dovrebbero confessare a parenti e amati nel raccoglimento di una chiacchierata casalinga.
Nel programma che oltre ai racconti di emozioni che colpiscono nel segno propone piccole parentesi di leggero sorriso Maria ha vinto anche la scommessa del talent scout di personaggi non più giovani ma capaci di una magnetica televisività, basti pensare per un attimo alla busta di Rosetta e Giuseppe e a tutto quello che ne è derivato a catena.
Ci piacerebbe però una trasmissione che osasse, che portasse avanti altre battaglie di grandissima civiltà sfatando qualche tabù ancora eccessivamente critico in seno alla società italiana più tradizionale. Bello fino ad oggi il tentativo di sensibilizzare sul tema del diritto dei figli nati fuori dal matrimonio ad esempio, spinosa la rappresentazione del mondo dei bambini down e comprensibile la scelta più recente di non ripetersi.
Ci aspettiamo un impegno più vasto su altre nuove piccole e grandi sofferenze. Sacrificare qualche punticino di share inizialmente ma squarciare il velo che copre alcune narrazioni scomode per essere voce di tutti: la sfida che Maria deve vincere in un’Italia stanca e in fase di cambiamento è proprio questa.
1. ALEX81 ha scritto:
17 settembre 2011 alle 17:30