28
agosto

GHEDDAFI COME SADDAM: INCITA I SUOI IN TV, MA E’ GIA’ TRE METRI SOTTO TERRA

Gheddafi parla in tv

Tre metri sotto terra. I dittatori finiscono tutti così, in una buca. Nascosti tra le macerie dei loro regimi, braccati come conigli. Stavolta tocca a Muammar Gheddafi, il leader libico che fino all’altro ieri andava a braccetto coi paesi occidentali. Il Rais con la faccia stropicciata ha le ore contate: i ribelli e le forze internazionali gli stanno infatti dando la caccia da giorni e pare lo abbiano ormai circondato. Manca poco e lo acchiappano. Intanto lui fugge, si dilegua tra un bunker e l’altro, e affida alla televisione una compilation di messaggi rivolti ai suoi fedelissimi. Un copione che ci ricorda tanto quello inscenato da Saddam Hussein nelle settimane che precedettero la caduta del suo regime.

Nel 2003 le scorribande criminali del dittatore iracheno volgevano ormai al termine per mano degli Alleati occidentali. Ma guai a mostrare il petto sanguinante: dai suoi nascondigli sotteranei, Saddam rilanciava in tv un’immagine eroica ed incoraggiante di sè. Dagli schermi dell’emittente libanese al-Hayat annunciava: “la vittoria è vicina“. E ancora, a pochi giorni di distanza: “L’unica soluzione è quella di resistere all’occupazione per mezzo della jihad“. Il piccolo schermo usato come ultima arma di massa a disposizione del despota baffuto. La tv come piazza mediatica da rimepire con proclami di illusione e terrore: “altri soldati stranieri moriranno. Combatteterli è un compito legittimo, patriottico e umanitario“.

Oggi il rebus geopolitico porta la nostra attenzione in Libia. E anche lì, con un parallelismo inquietante e diabolico, troviamo riproposta la teatrale farsa del Raìs che tiene duro. Sono settimane che di Gheddafi non si vede nemmeno l’ombra. Il leader libico è indebolito e in fuga. Ma l’altro ieri la tv è tornata a far sentire la sua voce. “Bisogna resistere e scacciare questi ratti nemici che saranno sconfitti con la lotta armata” ha tuonato il dittatore, incitando i suoi alla jihad. Come aveva fatto Saddam. Davanti al televisore il mondo intero assiste agli ultimi giorni di un regime trentennale, e ne osserva ritratti i due volti.

Da una parte l’ologramma di una dittatura tenuta in piedi da un gruppo di agguerriti sostenitori. Dall’altra la cronaca della guerriglia proposta dai network internazionali. Questi ultimi, in particolare, seguono da mesi le vicende libiche ma sono spesso incapaci di raccontarne con chiarezza gli sviluppi. La Libia, infatti, è solo un tassello dell’ampio puzzle mediorientale che si sta delineando con la cosiddetta Primavera Araba.

Laggiù c’è un gran fermento, che a volte la tv ci spiega solo a metà. Tra la fine di Saddam e quella di Gheddafi ci sono somiglianze mediatiche e politiche molto interessanti. C’è come un filo rosso che si snoda tutto sottotraccia. Anzi, sottoterra.



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3 Commenti dei lettori »

1. Giuseppe ha scritto:

28 agosto 2011 alle 16:36

La tv spiega e testimonia solo a metà perchè dai tempi della Guerra del Golfo la Nato ha imposto limiti ben precisi dettati da esigenze strategiche e di sicurezza. Tradotto in parole povere: visto il ruolo che i media hanno giocato durante il conflitto del VietNam, meglio evitare che le cose vengano troppo documentate, tanto non c’è più il blocco comunista a brontolare e a minacciare. Però qualcosa, grazie a Internet, trapela lo stesso. E allora qualche testimone ci racconta che gli ennesimi crimini tipici di tutte le guerre vengono perpetrati con eguale efferatezza da tutte le parti in gioco; che i bombardamenti Nato massacrano anche i civili; che sul terreno a combattere non ci sono solo i “ribelli” e i i lealisti ma anche personale militare e paramilitare occidentale e che forse i ribelli locali non sono poi così tanti. Soprattutto, ma qui non ci voleva molto intuito, ci raccontano di una guerra che non ha niente a che vedere con le recenti rivolte di altri paesi arabi, bensì di una guerra pianificata da tempo non tanto per portar democrazia quanto per portar via petrolio prima che se lo vengano a prendere i cinesi, i quali anche loro hanno bisogno di materie prime a buon mercato. Morale della favola: finirà come sta finendo in Iraq e in Afghanistan? Poi toccherà prima all’Iran o alla Siria?



2. Marco Leardi ha scritto:

28 agosto 2011 alle 20:18

La situazione libica è molto delicata ed ha una portata più ampia di quanto si possa credere…. la tv ci racconta degli scontri quotidiani tra insorti e fedelissimi di Gheddafi, ma non parla delle conseguenze geopolitiche di questa guerra. Le quali sono un aspetto fondamentale per capire cosa sta realmente accadendo. Se a ciò aggiungiamo che d’estate gli approfondimenti chiudono puntualmente la serranda, buona notte al secchio..



3. Giuseppe ha scritto:

28 agosto 2011 alle 20:34

In compenso sappiamo tutto sull’uragano Irene. Sarò abituato a pensare male, ma mi sembra che sotto sotto covasse l’aspettativa di vedere qualcosa in stile film catastrofico. Infatti qualche tg ha corredato i servizi sull’argomento di spezzoni tratti proprio da quel repertorio. Meno male che poi le immagini reali, per ora, sono state altre.



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