Da quando lo smoking da Iena va stretto a Luca e Paolo, più di qualcuno lo avrebbe visto bene addosso a Fabio De Luigi, loro legittimo erede, il più qualificato a cui affidare il timone del programma di Davide Parenti, forte anche dei consensi che la sua conduzione ottenne nell’autunno del 2008. E invece sarà che Fabio De Luigi ultimamente passa più tempo al cinema che in televisione, o sarà che il suo nome non è mai stato preso in considerazione, ma è la coppia Argentero-Brignano la più quotata per affiancare Ilary Blasi.
Iene o non iene, è comunque triste che Italia 1 non abbia nuovi progetti da offrire ad uno suoi volti più rappresentativi e acclamati dal pubblico. Il suo ultimo impegno risale allo scorso autunno con All Stars, una sitcom di discutibile qualità in cui recitava al fianco di Diego Abantuono e dallo scarso successo. Da quando poi è tramontata l’era dei Mai Dire della Gialappa’s, la rete di Luca Tiraboschi non sembra essere in grado di valorizzare una delle sue risorse più preziose.
Per Fabio De Luigi gli anni di Mai Dire sono stati una palestra di comicità e una vetrina dalla quale sono passati anche Aldo, Giovanni e Giacomo, Simona Ventura, Luciana Littizzetto, Paola Cortellesi, Antonio Albanese, solo per citarne qualcuno. I trenta personaggi goffi, maldestri e impacciati a cui ha dato vita hanno conquistato un’intera generazione: chi non ricorda i progetti impossibili dell’Ingegner Cane o le parodie sempre azzeccate come quella di Carlo Lucarelli o di Miguel Bosè?
Al fianco di Michelle Hunziker in Love Bugs nel 2004, ha contribuito a lanciare una delle sitcom più divertenti dopo Camera Cafè, anche se solo per una stagione: con l’uscita della Hunziker nella seconda serie, gli sketch hanno perso lo smalto originale. Stupisce invece che il suo nome non sia mai stato in lista per condurre Colorado e che Gino e Michele non abbiano mai pensato a lui per rinforzare il cast di Zelig. E dire che ha tutte le carte in regola per poter raccogliere l’eredità di Claudio Bisio come capocomico del programma.
Dove il piccolo schermo fallisce perché non riesce più a coltivare i suoi talenti, ci pensa il cinema a farne delle star: tre cinepanettoni con Neri Parenti, quattro volte attore per Fausto Brizzi, tre per Gabriele Salvatores. E come per Fabio De Luigi, il cinema ha regalato una nuova carriera a Luca Argentero, prima snobbato dai più e buono solo per Carabinieri, poi sempre più richiesto sul grande schermo, e Checco Zalone, passato dal flop su Canale 5 al record storico al box office con Che bella giornata, e ancora Antonio Albanese arrivato in cima agli incassi grazie al personaggio (cresciuto in televisione) di Cetto Laqualunque.
In questo momento in cui è Italia 1 a soffrire più di tutti l’avanzata del digitale, rinunciare a Fabio De Luigi, che per molti anni è stato un punto di riferimento per il pubblico più giovane, significa contribuire a mettere a rischio l‘identità della rete, aprire un recinto e lasciare che le pecore smarrite si perdano per altri canali. E’ di talenti come il suo che la televisione generalista ha bisogno per continuare ad essere speciale e unica rispetto all’offerta della concorrenza.
1. ANTONIO1972 ha scritto:
28 luglio 2011 alle 19:08