Sul futuro di La7 e del nascente terzo polo ci sono grandi aspettative. Si guarda ad essi come al nuovo che avanza, alla tv dei liberi professionisti che tutti aspettavano da tempo. Ma Enrico Mentana, che ha l’olfatto più fine di un segugio, ha fiutato che sul grande sogno mediatico soffia un venticello sospetto, di quelli che impediscono anche al nocchiero più esperto di prendere il largo. Da qualche tempo, infatti, l’emittente di Telecom Italia Media è in vendita (lo ha confermato nei giorni scorsi anche il suo AD Giovanni Stella) ed è in attesa di arruolare un socio che ne acquisisca il 40% della proprietà. L’avvento di un nuovo “padrone” ha subito fatto drizzare le antenne al direttore del Tg La7, già in allarme per gli eventuali condizionamenti che una diversa governance da quella attuale potrebbe imporgli.
“La7 cambierebbe sia con Rcs sia con De Benedetti, soprattutto con De Benedetti…” dice il Mitraglietta in un’intervista a Il Giornale. I nomi da lui citati non sono affatto casuali, anzi, sono proprio quelli che - secondo le indiscrezioni – avrebbero messo gli occhi sull’emittente del terzo polo tv. In particolare, il patron di Repubblica è in attesa di una sentenza sul Lodo Mondadori che potrebbe regalare al suo gruppo un consistente gruzzolo (ai danni Mediaset, ndDM) pronto da investire in una quota societaria nel piccolo schermo. Un’eventualità che turba Mentana. “Stiamo bene con un editore forte, politicamente incolore” come Telecom, dice, ribadendo: “questo ci garantisce una libertà invidiabile“. “Se venissero Murdoch, De Benedetti o un prestanome di Berlusconi non sarebbe più così“.
Il giornalista rivendica di non aver mai ricevuto condizionamenti dall’attuale dirigenza (“non mi hanno mai detto cosa fare. Il vantaggio è che, in televisione, la libertà si vede subito“) e sogna una La7 sempre più competitiva e terzopolista, precisando che “terzietà non significa schierarsi con il terzo polo di Fini e Casini, significa avere la forza di realizzare un prodotto libero per i telespettatori“. Al momento, però, nella squadra dell’emittente ci sono diversi giornalisti schierati e l’arrivo di Santoro sarebbe la ciliegina sulla torta della faziosità. Che dice, a riguardo, l’indipendente Mentana?
Non si fa troppi problemi e, anzi, ammette: “La faziosità di Gad Lerner si vede a occhio nudo, non c’è il tentativo di abbindolare qualcuno. Se, come spero, Santoro verrà farà quello che vorrà in un’emittente che lo permette a tutti“. E così, quelle che possono sembrare le perle di un aziendalista, diventano prima di tutto un grido d’allarme perchè la nuova La7 non commetta l’errore di farsi etichettare. “Se il socio forte diventasse Tarak Ben Hammar si parlerebbe di berlusconizzazione di La7. Se diventasse De Benedetti, di pidizzazione…“
Un rischio reale, che rovinerebbe sicuramente la buona immagine e la credibilità che l’emittente si sta costruendo presso una fetta crescente di pubblico. Ma, per funzionare, la tv di Telecom ha anche bisogno di soldini, e il sogno del terzo polo duro e puro sembra già essersi intiepidito.
1. Nina ha scritto:
9 giugno 2011 alle 18:51