La storia purtroppo si ripete. Dopo le morti in diretta del pilota della Honda Daijiro Kato il 20 aprile 2003 e di Shoya Tomizawa nel corso della prova della gara di Moto2 a San Marino (2010), a tingersi di nero è il Giro d’Italia che ha preso il via sabato scorso. Sono le 16:20 e sugli schermi di Rai3 e di Rai Sport va in onda la terza tappa della corsa rosa, che prevede l’arrivo a Rapallo, quando il ciclista belga Wouter Weylandt cade mentre sta percorrendo una ripida discesa.
Le immagini televisive lasciano poco spazio all’immaginazione: le telecamere riprendono tutto, l’arrivo dei medici, il sangue che gronda sull’asfalto, il massaggio cardiaco. La tv verità è davanti agli occhi dei telespettatori del Giro che possono percepire direttamente la gravità della situazione. Nel frattempo la gara va avanti in una situazione surreale con la notizia che si diffonde tra i corridori e i giornalisti al seguito della carovana che aggiornano il bollettino medico.
In meno di un’ora, la notizia del decesso viene data dal cerimoniere Rai della manifestazione sportiva Auro Bulbarelli che in un clima di grande mestizia decide di non proseguire con le interviste e i commenti relativi al post gara per interrompere la trasmissione subito dopo il termine della tappa.
Queste le parole con le quali il giornalista ha congedato il pubblico:”Non c’è altro da dire se non rivolgere le condoglianze ai familiari. Avremmo voluto fare di tutto tranne che raccontarvi questa cosa in diretta, ma purtroppo questa è la vita. Grazie per l’ascolto“, la chiosa di Bulbarelli prima che la rete lasci la linea a ‘Geo&Geo’.
1. Peppe93 ha scritto:
9 maggio 2011 alle 18:36