I tabulati telefonici hanno dato i numeri (più del dovuto, s’intende), ed ora l’impalcatura accusatoria del caso Ruby inizia a scricchiolare. Magari si tratta solo di cigolii marginali, magari no, ma sta di fatto che le carte depositate presso la Procura di Milano contengono un errore. A denunciarlo è stato il giornalista Emilio Fede, coinvolto nell’inchiesta con le accuse di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, durante una conferenza stampa convocata ieri dai suoi avvocati. Nei documenti ufficiali l’utenza del direttore del Tg4 è stata scambiata con quella di Lele Mora - altro indagato – proprio in uno dei passaggi che ‘incastrerebbero’ chi ha introdotto la marocchina Karima El Mahroug ad Arcore, alle feste di Berlusconi. Dettagli delicati, insomma.
Da parte sua Fede ritiene che sia stato commesso un errore “gravissimo” e passa all’attacco, spiegando che nel pomeriggio di quel 14 febbraio 2010 (giorno in cui Ruby entrò per la prima volta a Villa San Martino, ndDM) non poteva essere stato lui a parlare con Ruby. “Il cellulare agganciato dall’utenza della ragazza non era mio, ma di Lele Mora. Ruby non l’ho portata io ad Arcore” insiste il giornalista. E in effetti i tabulati sembrano parlare chiaro: la svista c’è. Alle 15.59, infatti, l’esuberante marocchina telefonava ad un cellulare (348…) in uso a Lele Mora; pochi minuti più tardi ricontattava lo stesso numero ma stavolta, secondo la polizia giudiziaria, per parlare con Emilio Fede. Qualcosa non torna, ed è su questa incongruenza che ora i legali del direttore del Tg4 insistono per difendere il loro assistito.
Il giornalista, che ieri si è dichiarato ”amareggiato” per i “pugni in faccia presi dai colleghi“, avrebbe inoltre raccolto altre prove per autoscagionarsi dalle accuse. Se da una parte Fede ha confermato di aver conosciuto Ruby in Sicilia, ad un concorso di bellezza nel 2009, dall’altra ha spiegato che quando la marocchina arrivò a Milano non prese contatti con lui, ma con un agente che, dopo averla incontra, la indirizzò a Lele Mora. Questa versione dei fatti, ancora tutta da verificare, sarebbe però confermata dalle parole dello stesso agente (di cui non è stato reso noto il nome), registrato segretamente da Fede in un ristorante milanese. I nastri con le relative trascrizioni sono stati depositati in Procura.
Emilio Fede si smarca e corre dritto in difesa, però specifica “non ho nulla da scaricare su nessuno. Non scarico su Mora, se ha delle colpe le pagherà“. Ora più che mai il direttore del Tg4 sostiene di non essere stato lui a ‘reclutare’ Ruby per le cene da Silvio Berlusconi, e lo stesso discorso vale per tutte le altre ragazze che erano ospiti del premier. Una linea che il giornalista tiene da tempo, ribadita di recente in un’intervista rilasciata a Stefano Zurlo su Telelombardia e ripresa da alcuni notiziari nazionali.
“Ritengo che sia un mio diritto essere prosciolto” ha dichiarato ieri Fede. Tramite gli avvocati Gaetano Pecorella e Nadia Alecci il giornalista chiederà l’archiviazione del procedimento a suo carico. Come avevamo intutito, il clamore mediatico sorto attorno al Ruby Gate si sta sgonfiando col passare dei giorni per lasciare spazio ad una battaglia giudiziaria che si disputerà a colpi di cavilli e prove schiaccianti. Ne vedremo delle belle.
In realtà, però, questo ’show’ potrebbe anche annoiare il pubblico, ormai abituato a conoscere i presunti segreti del “bunga bunga“ solo tramite intercettazioni, testimonianze, interviste e ricostruzioni televisivamente d’impatto ma penalmente spesso troppo fragili.
1. Nina ha scritto:
30 aprile 2011 alle 11:51