Volano stracci a Cologno Monzese. Se pensavate che le riunioni di fuoco fossero una prerogativa di Viale Mazzini, avete sbagliato di grosso. L’ultima assemblea Mediaset sul bilancio 2010 pare infatti sia stata la più “frizzante” degli ultimi anni. Fuoco e fiamme grazie al Presidente Fedele Confalonieri che per la prima volta in 16 anni ha posto un limite di tempo sugli interventi degli azionisti, e a Marco Bava, socio dell’azienda di Cologno, che si è scagliato contro i suoi amministratori e contro il suo Presidente.
Partiamo dall’inizio. Marco Bava ha chiesto al gup Maria Vicidomini l’accesso agli atti del Processo Mediatrade, richiesta però non concessa non essendo socio di Mediatrade o RTI nonostante, stando a quanto dichiarato nell’intervista al Riformista, “l’unica parte lesa è Mediaset, direttamente danneggiata in quanto azionista di Mediatrade e RTI”. Per questo durante l’assemblea sul bilancio ha letto la sua richiesta di costituzione in giudizio, scaldando gli animi in aula, soprattutto quelli di Confalonieri che avrebbe risposto togliendogli la parola.
Uno scontro che non si è limitato però al Processo Mediatrade. Bava ha infatti chiesto un’azione di responsabilità nei confronti dei consiglieri: “C’è un articolo del codice che dice che qualsiasi socio quando è in discussione il bilancio può chiedere l’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori.”. Ma Confalonieri non avrebbe messo in votazione la sua richiesta, violando la legge. Una battaglia, quella di Bava, che pare sia condivisa anche da altri soci: “Continuo a chiedere ai fondi e ai soci presenti di dare voto negativo nei confronti del management. Contro Confalonieri ci sono stati 73 milioni di voti.” Intanto per farsi sentire ha deciso di sporgere querela: “Penso di querelare Mediaset per falso in bilancio. Il falso in bilancio è un reato perseguibile solo su querela.”
L’immagine che ne esce fuori dal racconto dell’azionista è quella di un’azienda patriarcale dove anche il suo Vice Presidente Piersilvio Berlusconi, nonostante abbia cariche operative, non ha diritto di parola e “non ha la possibilità di portare avanti le sue iniziative innovative”: “Ho chiesto più volte di dare la parola a Piersivlio e Confalonieri non gliel’ha mai voluta dare. Come a voler dire: “Tu stai zitto” “.
Esiste quindi una sorta di “guerra silenziosa” tra le due massime cariche dell’azienda, “un po’ come Edoardo e Gianni Agnelli. Con l’unica differenza che Piersilvio è un po’ più furbo rispetto al povero Edoardo, di televisione ne capisce e nonostante sia il figlio del premier ha i piedi per terra.”
1. dert86 ha scritto:
25 aprile 2011 alle 21:33